Cucine a scomparsa, tre proposte per nascondere pentole e fornelli

di Elena Fassio

Cucine a scomparsa, tre proposte per nascondere pentole e fornelli

Le cucine a scomparsa sono il prodotto di un vivere cittadino moderno, che deve coniugare spazi ridotti, benessere ed esigenze lavorative

Pannelli che nascondono cucine, letti, librerie, mobili che ruotano, scorrono e contengono elettrodomestici. Con il costo delle metrature che sale e le esigenze di coniugare sempre più gli ambienti domestici e lavorativi, l’abitare trova soluzioni smart per non rinunciare né all’estetica né al comfort. «Si tratta di un’esigenza cresciuta molto negli ultimi decenni, prima in metropoli come Londra, Parigi e New York e poi anche in Italia», spiega l’architetto Elisa Enrietto. «Sempre più persone preferiscono vivere in centro, vicino ai luoghi di lavoro o di intrattenimento, piuttosto che in periferia, rinunciando anche a molti metri quadri di casa». In monolocali e bilocali, più abbordabili ma meno spaziosi, è necessario concentrare più funzioni nello stesso ambiente, spesso piccolo. Ecco allora nascere ambienti mutevoli, ora cucina e ora studio, ora libreria con area relax e ora zona notte.

Esigenze di spazio. Metrature piccole significano spazi da ottimizzare. Le pareti diventano allora quinte teatrali, per dividere gli ambienti e contenere oggetti ed elettrodomestici. «In una cucina a scomparsa bastano gli elementi indispensabili: un piano lavoro, lavello a una vasca, due fornelli a induzione, un piccolo frigo e alcuni scompartimenti per riporre utensili e da utilizzare come dispensa», spiegano gli architetti dello studio CMQ.

Ordine e pulizia. La cucina è una zona conviviale e funzionale, ma a volte si colloca in ambienti misti, che uniscono cucina e soggiorno. A volte, invece, soprattutto in case antiche, in nicchie dalla forma particolare. «La cucina aperta è sicuramente più pratica, ma occupa molto spazio e rende difficile nascondere gli oggetti di uso quotidiano se si ha l’esigenza di farlo», sostiene l’architetto Roberta Di Filippo, dello studio Raro. «Una parete con molti vani invece nasconde il disordine e gli elettrodomestici, rendendo più pulito il colpo d’occhio per ospiti o clienti».

Multifunzionalità. Sempre più spesso e per più professionalità, lo smart working e il lavoro in studio portano a fondere l’ambiente domestico con quello lavorativo. Nasce perciò l’esigenza di ricavare uno spazio di concentrazione o, nei casi più estremi, di non far sembrare lo studio una casa. «La cucina a scomparsa è meno conviviale delle grandi cucine aperte, ma molto più intima», racconta l’architetto Elisa Enrietto. «Soprattutto nei monolocali, dove c’è vicinanza con la zona notte, può far piacere avere un pannello per schermare la cucina e la zona “lavorativa” della casa. Concentrare più funzioni in un ambiente smart è un’esigenza della vita cittadina contemporanea, dove magari il padrone di casa mette a disposizione l’appartamento anche per Airbnb o Couchsurfing». Pochi fronzoli, quindi, spazi funzionali e puliti, per ottimizzare al massimo lo spazio senza rinunciare al benessere.

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Una piccola casa vacanze in grande stile

di studio Raro

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Un ufficio comodo come una casa

di studio di architettura CMQ

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Casa e studio di un architetto

di Elisa Enrietto

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Articolo pubblicato su 100 Idee per Ristrutturare novembre 2020

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