Vivere in un loft

di Giorgia Bollati

Vivere in un loft
Foto di Daniele Pezzoni

Ricavato da edifici pensati per altre funzioni, il loft rappresenta la libertà degli spazi aperti e luminosi all’interno di una casa

Uno spazio abitativo ampio, caratterizzato da un unico piano open space che ha, spesso, soffitti molto alti. “Solaio” o “sottotetto”: il termine “loft” in inglese identifica quello che possiamo chiamare “attico”, ma si usa anche per parlare di un soppalco. Utilizzando questa definizione, quindi, ci riferiamo in maniera più ampia a edifici dal passato industriale o commerciale, che si distinguono per le grandi altezze e per l’ampiezza delle superfici finestrate, nei quali è possibile intervenire in maniera specifica con lo sfruttamento dei loro tipici spazi aperti. A livello estetico, un’abitazione del genere assicura a chi la vive ariosità e un grande apporto di luce: i locali produttivi ampi e strutturati su uno o due piani, infatti, fanno largo uso di lucernari per catturare i raggi più alti e illuminare ambienti che altrimenti – specialmente quando circondati da altri edifici più alti – non potrebbero godere della luce solare.

Da locale industriale o commerciale a casa. Prima di poter avviare i lavori per adattare lo spazio alle proprie esigenze, occorre presentare il progetto al Comune o all’ente incaricato. «È necessario avviare un procedimento di cambio di destinazione d’uso – spiega Valeria Federighi, architetto dello studio Wworksper far acquisire a un edificio produttivo la classe di destinazione abitativa. Oltre alla documentazione necessaria al passaggio catastale, però, è anche importante condurre diverse analisi sulla qualità del suolo per capire se il luogo rientra nei criteri minimi consentiti per l’abitabilità». Uno spazio dal passato industriale, infatti, può essere stato danneggiato nella sua qualità da, per esempio, vernici riversate a terra o materiali emissivi utilizzati.

Adattare lo spazio a uso abitativo. Portata a termine questa fase preliminare, «bisogna progettare l’impianto energetico per raggiungere il comfort necessario a vivere al meglio lo spazio – prosegue l’architetto –. Occorre inserire un isolante soprattutto a livello della copertura, in particolare nei casi di ex stabilimenti coperti da una guaina catramata nera che rischiano di produrre, all’interno, una sorta di effetto serra. Poi, per quanto i lucernari conferiscano all’ambiente il massimo della luminosità, è bene inserire tende o altre schermature per evitare l’abbagliamento o un eccessivo surriscaldamento». Insieme, il progettista deve verificare la presenza degli allacci al sistema fognario, elettrico e alla rete idrica e apporre le modifiche e le aggiunte richieste da un’abitazione.

Lo spazio interno. I Infine, si può iniziare a lavorare al design indoor. Si può scegliere di mantenere uno stile più industriale o rivoluzionare l’essenza stessa della struttura, e per poter sfruttare al meglio lo spazio, occorre valutare le altezze: per la creazione di un soppalco, l’altezza minima prescritta è di 2,7 metri, che può arrivare a 2,4 metri per bagni, ripostigli, corridoi o disimpegni. «In caso di un ex stabilimento produttivo – conclude l’architetto –, potrebbe essere più semplice demolire e ricostruire. Ma, attraverso compromessi e soluzioni innovative, si possono creare ambienti unici ed estremamente personali».

Vivere in un loft
Foto di Daniele Pezzoni

Impronta industriale, materiali nuovi

di studio Mingotti e Giordano architetti

Guarda il progetto sulla Rivista Digitale

Vivere in un loft
Foto di Armando Moneta

Nuove atmosfere d’arte e di colore

di Andrea Castrignano

Guarda il progetto sulla Rivista Digitale

Vivere in un loft
Foto di Andrea Segliani

Interventi reversibili per suddividere

di studio Wworks

Guarda il progetto sulla Rivista Digitale

Articolo pubblicato su 100 Idee per Ristrutturare aprile 2021

Guarda i progetti sulla rivista digitale

© Riproduzione riservata.

Partner

I più letti