Sostituzione degli infissi: guida alla scelta migliore per vivere meglio la casa e abbattere le bollette

di Alessandro Mezzina

Sostituzione degli infissi

La sostituzione degli infissi è un intervento strategico per migliorare l’efficienza energetica, il comfort abitativo e la sostenibilità ambientale della casa. In questo articolo analizzeremo materiali, vetri, tecniche di posa e incentivi fiscali, offrendo una panoramica completa per affrontare in modo consapevole una riqualificazione tanto tecnica quanto vantaggiosa

La sostituzione degli infissi è uno degli interventi più diffusi tra chi vuole ottenere un ambiente domestico più confortevole, migliorare l’efficienza energetica della propria casa e abbattere le bollette. La tecnologia, da ormai alcuni anni, consente di produrre infissi molto performanti, in grado di ridurre drasticamente le dispersioni termiche e, di conseguenza, i consumi per riscaldamento e raffrescamento. E contestualmente riescono a ottenere elevate prestazioni verso un aspetto sempre più sentito da chi abita in centri abitati popolosi o su strade ad alto traffico: gli infissi moderni assicurano un elevato isolamento acustico.

Ma, proprio perché ormai gli infissi sono elementi sofisticati, per ottenere prestazioni elevate ogni elemento deve essere scelto e valutato con cura: dai materiali del serramento (pvc, legno, alluminio o soluzioni ibride), alla configurazione del vetrocamera (doppi o tripli vetri con gas isolanti), alle tecniche di posa in opera adottate dal serramentista.

Scegliere un infisso sta diventando un’arte, e non bisogna fermarsi al solo fattore del costo, ma valutare il rapporto costi-benefici nel lungo termine. E in quest’ottica un ruolo importante lo svolgono le specifiche detrazioni fiscali (con il bonus infissi 2025 che è del 50%).

Nei prossimi paragrafi vedremo nel dettaglio i vari aspetti da considerare per una sostituzione degli infissi efficace e sostenibile, dai materiali più adatti alle tecnologie per la tenuta all’aria e al rumore, fino agli incentivi disponibili.

Infissi a risparmio energetico e isolamento termo-acustico

Sostituzione degli infissi e isolamento termoacustico

La principale motivazione che spinge un proprietario di casa alla sostituzione degli infissi è migliorare il comfort della propria casa, eliminando le dispersioni di calore e gli spifferi che caratterizzano spesso i serramenti datati. Si è potuto verificare come, mediamente, l’installazione di infissi con doppi vetri può abbattere i consumi per climatizzazione estiva e invernale fino al 30%, mentre con tripli vetri di ultima generazione il risparmio può arrivare al 40%.

Oltre all’isolamento termico, anche l’isolamento acustico beneficia enormemente dell’installazione di nuovi infissi performanti. I vecchi serramenti con vetro singolo offrono un potere fonoisolante molto basso (attorno a 25 dB), insufficiente a schermare i rumori del traffico o del vicinato. Bisogna tra l’altro tenere conto che spesso questi infissi non hanno nessun tipo di guarnizione, oppure possiedono guarnizioni ormai vecchie, di dimensioni ridotte e poco efficaci: questo aspetto, spesso sottovalutato, è importantissimo nella definizione delle proprietà acustiche di un infisso.

Al contrario, finestre con doppi vetri standard arrivano mediamente a ridurre il rumore di ~32-35 dB, e i prodotti più evoluti possono raggiungere attenuazioni di 45-50 dB​. Ciò significa ambienti interni decisamente più silenziosi: ad esempio, con un isolamento di 40 dB i rumori esterni risultano solo un lieve sottofondo, mentre con 45 dB di abbattimento acustico l’interno risulta essere tranquillo e silenzioso anche in contesti urbani molto rumorosi​. Va sottolineato che per ottenere queste prestazioni non basta il serramento in sé, ma serve anche una posa in opera accurata (guarnizioni, sigillature, materiali fonoisolanti) affinché la finestra montata mantenga la sua tenuta ai rumori e all’aria nel tempo.

Limiti di trasmittanza termica degli infissi: i valori di legge per avvicinarsi ai requisiti della direttiva Case Green

La normativa italiana di settore (D.lgs. 192/2005 e ss.mm.ii.) fissa limiti di trasmittanza termica U per le chiusure trasparenti verticali. La trasmittanza termica è una grandezza fisica che abbiamo già incontrato in altri articoli: misura il flusso di calore (in watt) che attraversa un metro quadrato di un elemento edilizio (nel nostro caso di infisso) per ogni grado di differenza di temperatura tra interno ed esterno (unità di misura W/m²*K). In sostanza questo parametro quantifica l’efficienza isolante.

In Italia è normata dal DM 26 giugno 2015 (Requisiti minimi), al cui interno troviamo varie tabelle con i limiti di trasmittanza ammessi per ogni zona climatica, suddivisi per le varie parti dei componenti dell’involucro edilizio. Per gli infissi, ad esempio, in zona climatica E (in cui rientra gran parte della pianura padana), il limite Uw per nuovi serramenti è di 1,8 W/m²K. Però, se si vuole accedere alle detrazioni fiscali tipo l’ecobonus, bisogna rispettare valori ancora più stringenti: facendo riferimento al caso di poco fa, il valore limite di trasmittanza è pari a 1,3 W/m²K. Tali valori di trasmittanza, validi solo in caso di accesso alle detrazioni fiscali, sono stati definiti nel DM 6 agosto 2020.

Rispettare questi limiti normativi costituisce la condizione tecnica minima di isolamento termico dei nuovi infissi e, di conseguenza, si configura come il primo passo per allinearsi agli obiettivi di riduzione delle emissioni della direttiva UE “Case Green” (EPBD 2024/1275).

In particolare, questa normativa impone che, a partire dal 2028, tutti i nuovi edifici dovranno essere di tipo nZeb (a energia quasi zero); invece, per gli edifici esistenti, impone l’efficientamento di tutti gli immobili, fino a raggiungere almeno la classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033.

Per ottenere questi risultati è fondamentale partire dall’efficientare l’involucro edilizio, come abbiamo evidenziato anche in un recente articolo. Perciò adeguare gli infissi ai limiti nazionali di trasmittanza risulta essere un intervento fondamentale nella direzione di ottenere un immobile meno energivoro e più confortevole.

Tabella coi valori limite di trasmittanza per gli infissi

Vediamo quali sono i valori limite di trasmittanza per gli infissi secondo le normative in vigore

Zona climaticaLimiti di legge Uw [W/m²K] (Decreto Requisiti minimi del 26 giugno 2015)Limiti per detrazioni fiscali Uw [W/m²K] (Requisiti tecnici per l’accesso alle detrazioni fiscali del 6 agosto 2020)
A3,002,60
B3,002,60
C2,001,75
D1,801,67
E1,401,30
F1,001,00

Materiali degli infissi: PVC, legno, alluminio e soluzioni composte

La scelta del materiale nella sostituzione degli infissi

Quando si procede alla sostituzione degli infissi, la scelta del materiale del telaio è uno dei primi dilemmi da affrontare. Ogni materiale – PVC, legno, alluminio o combinazioni ibride – presenta caratteristiche tecniche specifiche in termini di isolamento termo-acustico, durata, manutenzione ed estetica. Proviamo a illustrare sinteticamente le peculiarità di ciascuno, in modo da avere le informazioni minime indispensabili quando si va a parlare col serramentista.

Infissi in PVC

Gli infissi in PVC (cloruro di polivinile) sono ormai i più diffusi sia in ambito di sostituzione degli infissi che di nuova installazione. Questo grazie alle loro eccellenti proprietà isolanti e al costo relativamente contenuto. Il PVC è sostanzialmente un materiale plastico: i profili che vengono utilizzati per realizzare i telai degli infissi, sono del tipo multicamera. Cioè, al loro interno hanno delle camere d’aria che fungono da isolamento e riducono al minimo la conduzione termica. Solitamente le camere d’aria sono 5 o 7, a seconda della qualità e della tipologia costruttiva dell’infisso (non sempre più camere significa maggiore isolamento). In questo modo si riescono a ottenere serramenti con trasmittanze termiche molto basse (Uw anche inferiore a 1,0 W/m²K se abbinati con vetri ad alte prestazioni). Si tratta dunque di infissi a risparmio energetico per eccellenza, ideali per ridurre i consumi di riscaldamento​. Anche sul piano acustico il PVC presenta prestazioni elevate: infatti, grazie alla massa del materiale e alla presenza delle camere d’aria nel profilo, riesce a smorzare le vibrazioni sonore.

Altro vantaggio del PVC è la manutenzione minima: questo materiale non assorbe umidità, non arrugginisce né richiede verniciature periodiche. Gli infissi in PVC mantengono le proprie caratteristiche per decenni senza cure particolari, a parte la normale pulizia. Ciò li rende ideali per chi desidera serramenti longevi e “senza pensieri”.

Dal punto di vista estetico, il PVC è molto versatile: può essere estruso in profili di varie forme e dimensioni, e spesso viene rivestito con pellicole effetto legno di alta qualità, tali da rendere l’aspetto praticamente identico a quello di un serramento ligneo tradizionale​. In passato, uno svantaggio del PVC era la limitata gamma cromatica e l’aspetto “plasticoso”, ma oggi grazie a rivestimenti e pigmentazioni stabili, si può ottenere qualsiasi colore e persino un realismo tattile/visivo simile al legno.

Se dobbiamo elencare alcuni difetti del PVC, possiamo citare il fatto che al tatto comunque mantiene una sensazione di plastica, e in ambienti particolarmente caldi o aggressivi (zone di mare, ad esempio) le finiture esterne subiscono comunque un degrado dato dal tempo.

Dal punto di vista della sostenibilità ambientale, pur essendo un polimero di origine petrolchimica, il PVC è riciclabile e la lunga durata dei serramenti unita al risparmio energetico ottenuto, ne mitigano l’impatto complessivo.

In definitiva, i serramenti in PVC offrono il miglior rapporto prestazioni/prezzo, con eccellenti doti di isolamento termico-acustico, poca manutenzione e una discreta adattabilità estetica.

Infissi in legno

I serramenti in legno rappresentano la scelta classica e tradizionale: hanno un’estetica calda e naturale e garantiscono elevate proprietà isolanti, intrinseche del legno. Questo materiale, infatti, è un ottimo isolante termico naturale: un telaio in legno massello o lamellare ha una conducibilità termica molto bassa, assicurando elevate performance di isolamento. Anche l’isolamento acustico è generalmente buono, specie utilizzando legni densi e vetri appropriati. Valori di trasmittanza Uw intorno a 1,0 W/m²K sono facilmente raggiungibili con infissi in legno dotati di doppi vetri basso-emissivi, e si può scendere ulteriormente con triple vetrature.

Il legno presenta però alcuni svantaggi pratici legati alla sua natura organica. In particolare richiede manutenzione periodica: l’esposizione agli agenti atmosferici (sole, pioggia, umidità) può degradare le vernici protettive e il legno sottostante, rendendo necessarie periodiche riverniciature o trattamenti protettivi per mantenere l’infisso in piena efficienza​. Ciò comporta costi e tempo da mettere in conto nel ciclo di vita del serramento. Inoltre, in climi molto umidi o con forte irraggiamento solare, il legno può non essere la scelta ideale se non adeguatamente protetto: tende a dilatarsi e contrarsi con gli sbalzi termo-igrometrici, e un’umidità persistente può causare marcescenze nel lungo periodo​.

C’è da dire che le moderne vernici per infissi sono garantite anche oltre 10 anni, quindi la manutenzione potrebbe essere comunque molto limitata. Inoltre, rispetto agli altri materiali per gli infissi, il legno consente di effettuare riparazioni locali: se per qualche motivo dovesse danneggiarsi un lato di un telaio, è sempre possibile sostituirlo senza dover buttare l’intera anta. Cosa non possibile per il PVC.

Nella maggior parte dei casi i moderni infissi in legno sono realizzati in legno lamellare stratificato (cioè composto da più listelli incollati tra loro), più stabile del massello poiché meno soggetto a deformazioni. Le essenze di conifera come abete o pino offrono leggerezza e ottimo isolamento, mentre legni più duri possono essere usati per gli strati esterni, in modo da combinare prestazioni e raffinatezza estetica. Con un’adeguata manutenzione nel tempo, questi serramenti risultano robusti, performanti e di grande fascino.

Quindi, malgrado alcuni aspetti legati alla manutenzione, gli infissi in legno restano insostituibili in determinati contesti, soprattutto per il loro pregio estetico. All’interno di ambienti classici, rustici o di edifici storici, il legno conferisce eleganza e calore che i materiali sintetici faticano a eguagliare. Le soprintendenze spesso impongono l’utilizzo di serramenti in legno all’interno di centri storici ed edifici vincolati.

Infissi in alluminio a taglio termico

Gli infissi in alluminio si distinguono per la loro eccezionale resistenza meccanica, leggerezza e durabilità. L’alluminio è un metallo che non risente della luce solare né dell’umidità: non arrugginisce e non subisce deformazioni apprezzabili nel tempo. Un telaio in alluminio ben realizzato può durare anche decenni senza degrado strutturale, resistendo agli agenti atmosferici più impegnativi (forte irraggiamento, salsedine, inquinamento)​. Inoltre, le elevate prestazioni meccaniche dell’alluminio consentono di realizzare infissi con profili sottili e resistenti, adatti a ospitare vetrate di grandi dimensioni assicurando al contempo stabilità e sicurezza.

Dal punto di vista del design, l’alluminio offre un aspetto moderno e minimale, con finiture verniciate a polvere disponibili in qualsiasi colore RAL, e possibilità di effetto metallico, spazzolato, ecc. È spesso la scelta prediletta per architetture contemporanee con ampie superfici vetrate.

Di contro, l’alluminio è un eccellente conduttore termico e, in passato, gli infissi metallici soffrivano di pesanti dispersioni (profili freddi al tatto, condensa e gelo all’interno nei mesi invernali). Questo problema è stato superato introducendo il cosiddetto taglio termico: cioè i profili che compongono i moderni serramenti in alluminio sono composti da due parti distinte collegate da un inserto isolante (tipicamente barrette in poliammide rinforzato), interposto tra la parte interna ed esterna del telaio metallico. Questo interrompe la continuità del metallo e riduce drasticamente la trasmissione di calore. Grazie al taglio termico, gli infissi in alluminio oggi raggiungono prestazioni di isolamento molto buone, paragonabili a quelle di PVC e legno di medio livello (Uw nell’ordine di 1.3–1.5 W/m²K con vetrocamera standard, e fino a ~0.8 W/m²K nei modelli a elevate prestazioni con triplo vetro)​. Tuttavia, va notato che per eguagliare le bassissime trasmittanze dei migliori infissi in PVC o legno, l’alluminio necessita di profilati più complessi e isolanti, il che spesso incide sul costo finale. Non a caso, a parità di dimensioni e tipologia di vetro, un serramento in alluminio risulta in genere più costoso rispetto a uno in PVC​. La spesa iniziale maggiore viene compensata in parte dalla vita utile molto lunga del prodotto: l’alluminio è praticamente indeformabile e inalterabile, oltre a essere auto-protetto dalla corrosione grazie all’ossidazione superficiale che crea una barriera contro gli agenti esterni.

In termini di manutenzione, gli infissi in alluminio richiedono interventi minimi: non si scrostano (la verniciatura a polvere è estremamente durevole), non temono insetti o funghi, e la pulizia periodica è l’unica cura necessaria. La produzione dell’alluminio è energivora, ma il materiale è interamente riciclabile e la sua lunga durata ne attenua l’impatto ambientale.

In definitiva, la scelta dell’alluminio è indicata quando si ricercano prestazioni meccaniche e durabilità al top, un design minimale con sezioni di telaio ridotte e magari la necessità di realizzare infissi di grandi dimensioni (vetrate panoramiche, porte-finestra di ampie luci, scorrevoli di grande formato). Sono anche particolarmente indicati in zone di mare, dove non temono la salsedine a differenza degli altri materiali di cui abbiamo parlato.

Proprio questa caratteristica dell’alluminio ha portato alla nascita di infissi realizzati con due materiali combinati, in modo da sfruttare le migliori caratteristiche di entrambi.

Infissi in materiali composti: legno-alluminio e PVC-alluminio

Come abbiamo appena accennato, gli infissi in materiali composti nascono con l’obiettivo di sfruttare le migliori caratteristiche di ognuno di essi. Nati dalla combinazione legno-alluminio, ormai sono diffusi in tutte le combinazioni possibili tra questi tre materiali.

Le più diffuse sono il legno-alluminio e il PVC-alluminio: in entrambi i casi si sfrutta un materiale sul lato interno e un altro sul lato esterno del serramento, ottenendo una sorta di “sandwich” ottimizzato.

In realtà, nel caso del PVC-alluminio, data la riconosciuta superiorità estetica dell’alluminio, vengono realizzati infissi che hanno un’anima interna in PVC (il telaio vero e proprio) e sono rivestiti da una scocca di alluminio da entrambi i lati (interno-esterno). Dal punto di vista delle prestazioni non cambia nulla, si tratta solo di una scelta estetica di cui però si può tener conto nella sostituzione degli infissi.

Infissi in legno-alluminio

Nei serramenti legno-alluminio, il telaio interno (verso l’ambiente abitato) è in legno, mentre la parte esterna esposta agli agenti atmosferici è rivestita in alluminio. Questa configurazione offre il meglio di entrambi i mondi: all’interno si mantiene il pregio estetico del legno, con il suo calore e la capacità di arredare con eleganza, all’esterno si ha la protezione dell’alluminio, che scherma il legno dalle intemperie eliminando quasi del tutto la necessità di manutenzione. Il legno interno garantisce anche un elevato isolamento termico e acustico, mentre l’alluminio esterno forma una barriera resistente a sole, pioggia e sbalzi termici​.

Di fatto, in termini di prestazioni termo-acustiche, gli infissi legno-alluminio raggiungono eccellenze paragonabili (se non superiori) a quelle di un infisso interamente in legno, con il vantaggio aggiuntivo della durabilità data dall’alluminio. Il rovescio della medaglia è il costo elevato: queste soluzioni di solito rappresentano la fascia più costosa sul mercato, per via della complessità costruttiva e della preziosità dei materiali impiegati.

Però, data la possibilità dell’alluminio di imitare eccellentemente il legno (a livello estetico), nel caso di interventi di sostituzione degli infissi in appartamenti all’interno di condomini con infissi esistenti in legno, risultano una soluzione ottimale anche nell’ottica di massimizzare la durata dell’investimento.

Infissi in PVC-alluminio

Gli infissi PVC-alluminio seguono una logica simile, ma combinano PVC e alluminio. Generalmente la struttura portante è in PVC multicamere, con rivestimento esterno in alluminio applicato come guscio protettivo. Lo scopo è unire l’isolamento e il prezzo competitivo del PVC con la resistenza e le possibilità di finitura dell’alluminio (inclusa la perfetta abbinabilità nel colore ad eventuali altri elementi in alluminio dell’edificio, come persiane, facciate continue, ecc.). Il risultato sono serramenti molto isolanti (grazie al nucleo in PVC) ma con un’estetica e una protezione esterna migliorate dal guscio metallico. Come già accennato, per fattori estetici alcuni produttori offrono la possibilità di avere infissi con guscio in alluminio sia esternamente che internamente.

In ogni caso, per gli infissi in PVC-alluminio, la manutenzione resta minima e la durabilità ne guadagna, specie in contesti climatici difficili per il PVC puro (forte irraggiamento solare, escursioni termiche estreme, ambienti salmastri). Le prestazioni termiche di un buon infisso PVC-alluminio sono del tutto paragonabili a quelle di un PVC di alta gamma, potendo raggiungere Uw inferiori a 1 W/m²K con adeguata vetrocamera. Anche in questo caso, però, i costi salgono rispetto al PVC standard (l’aggiunta dell’alluminio aumenta prezzo e peso del serramento).

In conclusione, i materiali composti legno-alluminio e PVC-alluminio rappresentano soluzioni “di compromesso” molto interessanti per chi vuole massimizzare prestazioni e durata senza rinunciare all’estetica. Un infisso legno-alluminio ben realizzato offre un prodotto di fascia altissima sotto ogni profilo (termico, acustico, design), ideale sia per nuove costruzioni di pregio che in caso di sostituzione degli infissi in edifici esistenti, dove il budget lo consente. Il PVC-alluminio, dal canto suo, propone gran parte dei vantaggi del legno-alluminio a un costo leggermente più accessibile, mantenendo l’interno in PVC (meno pregiato del legno, ma estremamente efficiente dal punto di vista energetico). In entrambi i casi, affidandosi a produttori qualificati, si otterranno serramenti dalla qualità costruttiva elevatissima, capaci di durare per decenni assicurando risparmio energetico e comfort.

Però un telaio performante abbinato a una vetrocamera non altrettanto performante, potrebbe annullare tutti i vantaggi. Quindi: quali caratteristiche deve avere la vetrata di un infisso?

Vetrocamera e vetri isolanti: doppi vetri o tripli vetri?

Vetrocamera doppio e triplo vetro

Sia per i nuovi infissi che in caso di sostituzione degli infissi, un elemento fondamentale è il vetro isolante multiplo, comunemente detto vetrocamera. Al posto del singolo vetro semplice (non più installato nelle soluzioni attuali se non in casi particolari), si utilizzano due o tre lastre di vetro separate da un’intercapedine sigillata lungo il perimetro da un distanziatore: nasce così il vetrocamera a doppio o triplo vetro. Questa tecnologia è alla base dell’isolamento termico delle finestre contemporanee: l’intercapedine tra i vetri, spesso riempita con gas isolanti come argon o krypton, riduce drasticamente i moti convettivi e la trasmissione del calore attraverso la superficie vetrata.

Per dare qualche termine di paragone, un vetro camera ben progettato presenta valori di trasmittanza termica pari a 1/5 di quella di un vetro singolo e a 1/2 di quella di un vetrocamera di vecchia generazione (anni ’80). Quindi l’importanza di questo elemento nel bilancio energetico del serramento è fondamentale, anche in relazione alla sua incidenza sulla dimensione totale dell’infisso.

Oltre alla stratigrafia con aria/gas, i vetri utilizzati nei vetrocamera moderni sono quasi sempre trattati con rivestimenti basso emissivi (Low-E): si tratta di sottilissimi strati di ossidi metallici depositati sulla superficie del vetro, invisibili, che riflettono la radiazione infrarossa termica. In pratica, il rivestimento basso-emissivo lascia passare la luce solare ma trattiene all’interno il calore irradiato dal riscaldamento e dagli ambienti (in inverno), riducendo ulteriormente la dispersione di energia.

Ma questo non è l’unico tipo di trattamento che è possibile prevedere su un vetro. Infatti è possibile prevedere anche un trattamento selettivo: cioè un rivestimento della lastra che consente di far passare la radiazione visibile (la luce solare) ma scherma parzialmente quella termica. In questo modo durante i caldi mesi estivi si limita l’ingresso di calore in casa.

Chiaramente questi due tipi di trattamenti rispondono a esigenze opposte:

  • Il basso-emissivo è adatto a climi freddi, in cui l’esigenza principale è non sprecare il calore presente all’interno degli ambienti durante i mesi invernali. In un clima caldo questo trattamento impedirebbe anche al calore estivo di uscire dalla casa, creando una sorta di effetto-serra non voluto;
  • Il selettivo invece è adatto ai climi caldi, in cui l’esigenza principale è non far entrare la radiazione termica solare durante le calde estati. In un clima freddo questo trattamento limiterebbe il contributo della radiazione solare al riscaldamento durante i mesi invernali, cosa invece cercata.

Quindi quando si procede alla sostituzione degli infissi, vanno scelti attentamente, anche tenendo in considerazione che esistono i vetrocamera cosiddetti quattro stagioni: cioè che hanno entrambi i trattamenti, e che sono adatti a climi temperati.

In ogni caso questi trattamenti sono ormai lo standard sulle vetrocamere di qualità e consentono coefficienti di trasmittanza termica del vetro (Ug) anche di 1,0 W/m²K o inferiori nei doppi vetri, e fino a ~0,5-0,6 W/m²K nei tripli vetri con gas nobili. All’interno delle camere, come accennato, si impiegano gas come l’argon (il più diffuso, inerte e non tossico) che migliorano l’isolamento termico di circa il 20%​ rispetto all’aria secca. Nei serramenti più performanti o con spazi ridotti tra le lastre si può usare il krypton, gas ancora più pesante e isolante (sebbene più costoso).

Un altro aspetto tecnico di rilievo è il distanziatore perimetrale (la canalina): al posto delle vecchie canaline distanziatrici in alluminio, oggi si utilizzano distanziali a bordo caldo in materiale isolante (Warm Edge) che riducono ulteriormente le dispersioni lungo il perimetro del vetro e scongiurano il rischio di condensa marginale​.

Per quanto riguarda la scelta tra doppi o tripli vetri, occorre valutare le specifiche esigenze climatiche e acustiche. In generale, un buon doppio vetro (tipicamente schema 4-16-4 con gas argon e basso emissivo) offre già un isolamento termico ottimo per climi temperati, con Ug ~1.1 W/m²K e abbattimenti acustici di 32-35 dB. Il triplo vetro, aggiungendo una terza lastra e una seconda camera, porta l’isolamento a un livello superiore: si possono raggiungere Ug di 0.6-0.8 W/m²K, ideali per climi molto rigidi o edifici a energia quasi zero, e un isolamento acustico migliorato (mediamente +3-5 dB rispetto al doppio vetro equivalente). Di contro, il triplo vetro comporta un incremento di peso notevole dell’anta (circa +50% rispetto al doppio) e una maggiore complessità costruttiva, con costi superiori del 20-30% circa​. Pertanto, in zone climatiche miti o su edifici già ben coibentati, il doppio vetro rappresenta spesso il miglior compromesso tra prestazioni e costi, mentre in località con inverni molto freddi o per case passive/CasaClima il triplo vetro diventa quasi obbligato per rispettare gli standard di isolamento richiesti.

Dal punto di vista del comfort abitativo, entrambi gli schemi garantiscono un notevole salto di qualità rispetto a finestre obsolete. Il triplo vetro offre ambienti più stabili termicamente (meno infiltrazioni di freddo dall’esterno) e un ulteriore miglioramento acustico, utile in contesti urbani molto rumorosi. Tuttavia, è importante assicurarsi che la struttura del serramento e la ferramenta siano dimensionate per il peso extra del triplo vetro, e che la posa in opera sia eseguita in modo impeccabile: altrimenti parte del beneficio può andare perso.

Sostituzione degli infissi e corretta posa in opera: tecniche per la tenuta all’aria e al rumore

Sostituzione degli infissi con posa in opera certificata

Un aspetto spesso sottovalutato, ma essenziale per ottenere realmente infissi a risparmio energetico, è la qualità della posa in opera. Anche il miglior serramento, se installato in modo scorretto, può presentare spifferi, ponti termici locali e infiltrazioni d’acqua, vanificando in parte le prestazioni dichiarate. Al contrario, una posa a regola d’arte assicura la tenuta all’aria e al rumore necessaria per sfruttare appieno le caratteristiche del nuovo infisso.

Sostituzione con o senza rimozione del vecchio telaio

Nel caso di sostituzione di infissi, esistono due approcci per la posa in opera: inserire i nuovi serramenti sul telaio esistente (se compatibile) oppure rimuovere completamente i vecchi telai fino alla muratura, installando il nuovo infisso ex-novo. La scelta dipende dallo stato dell’esistente e dal tipo di intervento che si vuole effettuare.

Posa in sovrapposizione

La posa in sovrapposizione sul telaio esistente (detta anche “posa con falsotelaio esistente”) prevede di lasciare in opera il vecchio telaio (ad esempio il telaio in legno di una vecchia finestra) opportunamente ripulito e assottigliato, e di fissarvi sopra il nuovo infisso. Questo metodo ha il vantaggio di evitare opere murarie invasive: non serve rompere intonaci o davanzali, con conseguente risparmio di tempo, costi e disagi. L’installazione risulta più rapida e generalmente più economica. Si adottano profili aggiuntivi di copertura (coprifili interni ed esterni) per mascherare il vecchio telaio sottostante e garantire la tenuta agli agenti atmosferici.

A seconda del punto della muratura su cui è installato l’infisso esistente, si possono adottare due tecniche di posa in sovrapposizione.

Se l’infisso esistente si trova all’interno dello spessore della muratura (quindi non a filo interno), è possibile installare il nuovo infisso appoggiandolo frontalmente al telaio del vecchio infisso, e fissandolo alla muratura perimetrale.

Questa tipologia di posa è molto simile a quella di un infisso nuovo, posato su foro-finestra pulito.

Invece, se l’infisso esistente si trova a filo interno della muratura, è necessario accavallare il telaio del nuovo infisso al telaio del vecchio infisso. In questo caso i profili dei nuovi infissi hanno una forma sagomata per adattarsi all’esistente.

Questo secondo metodo di posa in opera è un po’ più complesso e delicato del precedente, ed ha il difetto di comportare un leggero calo della superficie vetrata utile e un potenziale ponte termico residuo dovuto al vecchio telaio. In questo caso sarebbe bene far verificare a un tecnico che i rapporti aeroilluminanti minimi previsti per legge continuino a essere rispettati.

Posa con sostituzione del telaio esistente

La sostituzione degli infissi con rimozione totale del vecchio serramento comporta qualche lavoro di muratura in più (rimozione del telaio fisso esistente e successivo ripristino delle finiture), ma permette di eliminare ogni ponte termico residuo e di sfruttare al massimo la luce del foro finestra, installando il nuovo serramento direttamente nel vano.

Questa soluzione è ideale se i vecchi telai sono molto degradati o se si vogliono ottenere le massime prestazioni senza compromessi.

In entrambi i casi, una volta posizionato il nuovo infisso, è cruciale la sigillatura perimetrale e la coibentazione del giunto tra serramento e muro (o vecchio telaio). Ed è proprio su questo aspetto – spesso nascosto alla vista – che si gioca gran parte della tenuta all’aria, all’acqua e ai rumori del serramento finito.

Sigillature e tecnologie di posa: nastri espandenti e giunti a tenuta

Tradizionalmente, l’installazione degli infissi avveniva fissando meccanicamente il telaio al vano e colmando la fessura perimetrale con schiuma poliuretanica e silicone. Questo metodo “classico” può andare bene per serramenti standard, ma spesso non garantisce una tenuta ermetica durevole: la schiuma PU col tempo può degradarsi o fessurarsi, e il silicone sigillante, se applicato in modo non idoneo, può scollarsi in alcuni punti, lasciando passare aria e umidità. Per le moderne finestre ad alte prestazioni è quindi consigliabile adottare sistemi di posa avanzati, che prevedono l’uso di materiali specifici per ciascun lato del giunto di posa, secondo il principio della “posa a tre livelli”: uno strato esterno impermeabile ma traspirante al vapore, uno strato intermedio isolante termo-acustico, e uno strato interno ermetico all’aria e al vapore.

A tal fine, vengono impiegati appositi nastri precompressi autoespandenti e membrane sigillanti. I nastri termo-espandenti (in poliuretano impregnato) sono forniti in rotoli precompressi che, una volta applicati in sede nel giunto perimetrale, si espandono andando a riempire ogni fessura con una schiuma elastica e impermeabile.

Esistono nastri specifici per l’esterno (certificati ad esempio BG1) che assicurano tenuta contro pioggia battente, vento e aria sul lato esterno del giunto, lasciando però traspirare il vapore dall’interno verso l’esterno. In pratica impediscono infiltrazioni di acqua meteorica ma permettono all’eventuale umidità interna al giunto di migrare verso fuori, evitando accumuli interstiziali.

Altri nastri multi-funzione coprono l’intero spessore del giunto: ad esempio i nastri classificati BG1/BG2 o MF1 sono progettati per garantire contemporaneamente isolamento termico, abbattimento acustico e tenuta aria-acqua su tutto lo spessore. Questi prodotti costituiscono un’evoluzione della semplice schiuma, unendo in un unico elemento le prestazioni di sigillatura e coibentazione.

Sul lato interno, è prassi applicare una membrana freno vapore o un nastro sigillante a celle chiuse, che rendono ermetico il giunto impedendo passaggi d’aria dall’interno e bloccando il vapore (umidità ambientale) affinché non entri nello spessore del muro​.

Mantenere l’ermeticità interna è fondamentale per evitare spifferi e soprattutto per prevenire condense nelle zone fredde del giunto (che si formerebbero se l’umidità interna attraversa il giunto e incontra strati più freddi). La regola d’oro infatti è: “all’interno più chiuso che all’esterno”, ossia il lato interno dev’essere sigillato all’aria più di quello esterno, permettendo al vapore eventualmente penetrato di uscire verso fuori ma non di entrare da dentro.

Un’installazione eseguita con queste tecniche garantisce che l’infisso montato possa esprimere le sue massime prestazioni. In termini concreti, una posa curata elimina gli spifferi (quindi niente correnti d’aria indesiderate), migliora l’isolamento acustico complessivo (sigillando i punti deboli dove il rumore potrebbe infilarsi) e assicura una tenuta ermetica all’acqua anche durante forti temporali.

C’è da evidenziare un aspetto: sebbene le norme tecniche (UNI 11673) definiscono criteri stringenti per la corretta posa in opera, non vi è nessun obbligo per il serramentista posatore di certificazione della stessa. Esistono comunque protocolli di posa certificati ad adesione volontaria (talora chiamata posa certificata o posa qualificata) a cui i serramentisti possono decidere di aderire. Quindi, in fase di scelta del serramentista a cui rivolgersi, è importante anche valutare questo aspetto: cioè richiedere se adottano un sistema di posa certificata e se rilasciano il relativo certificato a fine lavoro, che vale come una garanzia.

Di sicuro una posa certificata ha un costo maggiore ma installare un ottimo e costoso infisso e vanificare tutto con una posa in opera non corretta sarebbe uno spreco.

Bonus infissi 2025: le detrazioni fiscali per la sostituzione degli infissi

La sostituzione degli infissi. da ormai molti anni, gode di incentivi fiscali dedicati al risparmio energetico e alle ristrutturazioni.

La principale forma di detrazione per chi sostituisce i serramenti è l’Ecobonus che, per il 2025, consente a chi sostituisce gli infissi nella propria prima casa, di usufruire di una detrazione fiscale IRPEF pari al 50% della spesa sostenuta.

Per semplicità facciamo un esempio del funzionamento: se un proprietario spende 10.000 € per nuovi infissi (acquisto e installazione), potrà portare in detrazione il 50% di questa spesa, cioè 5.000 €. Tale somma verrà restituita sotto forma di sconto sulle tasse (IRPEF) diluito in 10 anni, con rate annuali di pari importo. Dunque, seguendo l’esempio, il contribuente detrarrebbe 500 € all’anno dalle proprie imposte per 10 anni.

Ci sono però alcune precisazioni da fare:

  • La detrazione fiscale non costituisce credito di imposta. Se in un determinato anno le tasse da pagare sono inferiori alla detrazione spettante, le somme eccedenti per quell’anno vanno perse;
  • È obbligatorio inviare la comunicazione ENEA post-intervento, tramite un apposito portale web, inserendo i dati dell’immobile e delle nuove finestre (numero, superficie, prestazioni, ecc.). Questa comunicazione va fatta entro 90 giorni dalla fine dei lavori di installazione.
  • È fondamentale pagare le fatture dei lavori con i cosiddetti bonifici parlanti, ossia quel bonifico bancario/postale specifico per ecobonus, in cui vengono indicati causale di legge, codice fiscale di chi beneficia della detrazione e partita IVA del fornitore. Gli istituti bancari solitamente offrono proprio la funzione “bonifico per detrazioni fiscali” dove inserire questi dati. Pagamenti con altri mezzi (es. assegni, contanti) non sono ammessi se si vuole poi detrarre la spesa.

Chiaramente gli infissi che vengono installati devono rispettare i requisiti tecnici previsti per legge: in particolare devono avere una prestazione termica (trasmittanza Uw) uguale o inferiore ai valori limite stabiliti per legge, diversi a seconda della zona climatica in cui si trova l’immobile. E devono essere in possesso della marchiatura CE rilasciata dal produttore.

Una detrazione alternativa da poter sfruttare per la sostituzione degli infissi è il Bonus ristrutturazione. Dal punto di vista della percentuale di detrazione non cambia nulla rispetto all’ecobonus (sempre 50%), ma può essere sfruttato unicamente nel caso in cui all’interno della casa siano in corso di esecuzione altri interventi di ristrutturazione rientranti nella manutenzione straordinaria (quindi con la presentazione di una pratica edilizia tipo la CILA). Quindi per la sola sostituzione degli infissi non è applicabile.

Non è lo scopo di questo articolo approfondire il tema delle detrazioni fiscali, però è giusto fare un’ultima precisazione che vale sia per l’Ecobonus che per il Bonus Ristrutturazioni: la percentuale di detrazione del 50% vale solo per la prima casa e per il 2025.

Durante il 2025 per le seconde case e per tutti gli immobili funzionali all’attività di impresa, la detrazione è pari al 36%.

A partire dal 2026 la detrazione per la prima casa scende al 36%, mentre per le altre tipologie di edifici scende al 30%.

Conclusione

Come abbiamo visto la sostituzione degli infissi è uno degli interventi di più facile attuazione per riqualificare l’involucro di un edificio in ottica energetica. Soprattutto nei condomini è più semplice sostituire le proprie finestre che convincere tutti gli inquilini a realizzare il cappotto termico.

Le finestre di nuova generazione hanno caratteristiche tecniche elevate che permettono di ridurre drasticamente le dispersioni di calore e il passaggio di rumori indesiderati. Abbiamo inoltre avuto modo di evidenziare come una posa errata possa vanificare queste elevate prestazioni.

Con una corretta pianificazione – dalla selezione di materiali e vetri performanti a una posa a regola d’arte – è possibile dotare la propria casa di serramenti ad altissime prestazioni, che aumenteranno la qualità della vita domestica e la sostenibilità ambientale dell’abitazione.

© Riproduzione riservata.

Partner

I più letti