Come scegliere elettrodomestici a risparmio energetico per la cucina: risparmio, efficienza e sostenibilità
Gli elettrodomestici della cucina incidono fortemente sui consumi domestici. In questo articolo vediamo le principali caratteristiche dei grandi elettrodomestici della cucina, come capire l’etichetta energetica di ognuno di essi e quali bonus lo Stato mette a disposizione per ammortizzare la spesa. Tutto per cucinare e conservare i cibi risparmiando energia, soldi e impatto ambientale
Indice
Gli elettrodomestici della cucina sono compagni di vita quotidiani. Quando si cambia cucina o quando c’è la necessità di sostituirne solo uno, ci si trova di fronte a un’infinità di varianti e tecnologie con costi molto differenti. Spesso riuscire a orientarsi è complesso e si finisce per fare acquisti di impulso o fidandosi totalmente del venditore di turno. Questo è chiaramente un errore, perché un elettrodomestico per la cucina scelto senza i giusti criteri potrebbe rivelarsi non solo inadatto all’uso che se ne vuole fare, ma un vero e proprio buco energetico. Infatti, gli elettrodomestici della cucina incidono sulle bollette energetiche molto di più di quanto si creda.
Pertanto la scelta di elettrodomestici a risparmio energetico può fare la differenza sia per il portafoglio sia per l’ambiente. In questo articolo vedremo proprio quali sono gli aspetti da considerare nei grandi elettrodomestici da cucina per scegliere quelli che non solo abbiano tutte le funzioni che desideriamo, ma che ci garantisce di diminuire e non aumentare la nostra bolletta energetica.
Quanto incidono gli elettrodomestici a risparmio energetico della cucina sulla bolletta?
Per comprendere quanto incidono gli elettrodomestici della cucina sul bilancio energetico di una casa, possiamo fare riferimento ai dati statistici sui consumi domestici.
Frigorifero e congelatore sono in cima alla lista degli elettrodomestici a risparmio energetico: come detto, il frigo incide per circa il 25% dei consumi elettrici domestici, e un vecchio congelatore può incidere anch’esso fortemente se non efficiente.
Forno elettrico e lavastoviglie seguono a ruota: un forno tradizionale assorbe in media 2-3000 W quando in funzione, e un uso frequente può farsi sentire sulla bolletta. Una lavastoviglie di classe elevata statisticamente consuma circa 220 kWh all’anno (oltre 60 €), valore che aumenta sensibilmente con classi energetiche più basse o uso non ottimizzato.
Tra i piccoli elettrodomestici invece, il microonde ha un consumo elevato solo durante il funzionamento, anche se solitamente il suo uso è veramente limitato in quanto a durata. Invece apparecchi come bollitori elettrici, tostapane, frullatori hanno un impatto minore, ma un utilizzo quotidiano prolungato (ad es. la macchina del caffè espresso lasciata sempre accesa) può aggiungere consumi “invisibili”.
A tal proposito è importante spendere due parole sui cosiddetti “consumi fantasma”: lucine di standby e display digitali di forni, forni a microonde e altri dispositivi che, se lasciati in standby, continuano a consumare piccole quantità di energia. Sommati su base annua, anche questi consumi passivi incidono sui costi energetici.
In sintesi, conoscere quali elettrodomestici da cucina pesano di più sui consumi aiuta a definire le priorità: scegliere modelli efficienti per gli apparecchi sempre accesi e adottare buone abitudini d’uso per quelli che utilizziamo saltuariamente, sono strategie chiave di risparmio energetico in cucina.
L’importanza dell’etichetta energetica nella scelta
L’etichetta energetica è la “carta d’identità” di un elettrodomestico dal punto di vista dei consumi. Essa fornisce una valutazione immediata dell’efficienza attraverso una scala di classi energetiche che vanno dalla A (la più efficiente) alla G (la meno efficiente). Saper leggere e interpretare correttamente questa etichetta consente di confrontare diversi modelli e optare per elettrodomestici a risparmio energetico.
Come si legge la nuova etichetta energetica? Dal Mito della “Tripla A” alla Chiarezza della Scala A-G
Dal marzo 2021 l’Unione Europea ha introdotto una nuova etichetta energetica semplificata, eliminando le vecchie classi con “+” (A+, A++, A+++) e tornando a una scala A-G. Questo cambiamento è stato pensato per fare chiarezza: col tempo molti prodotti erano classificati A++ o A+++, facendo pensare a elettrodomestici a elevate prestazioni anche quando non lo erano e confondendo i consumatori.
La nuova classificazione è più rigorosa e inizialmente nessun prodotto rientrava in classe A: è stata una scelta voluta, per incentivare i produttori a realizzare modelli sempre più efficienti.
Una piccola nota a margine: come vedremo nei prossimi paragrafi non tutti gli elettrodomestici adottano ancora la nuova classificazione energetica.
Tornando all’etichetta energetica, al suo interno, oltre alla classe di efficienza, troviamo informazioni utili per capire i consumi effettivi: ad esempio, nei frigoriferi è indicato il consumo in kWh/anno, nelle lavatrici e lavastoviglie il consumo per 100 cicli standard, per le lampadine il consumo per 1000 ore, ecc.
Sono inoltre presenti pittogrammi che indicano altre caratteristiche (litri d’acqua per ciclo, capacità in litri, durata dei programmi, rumorosità con relativa classe da A a D per il rumore, ecc.), fornendo una panoramica completa delle prestazioni. Inoltre, un codice QR in alto a destra permette di accedere via smartphone al database europeo EPREL per consultare la scheda tecnica completa del prodotto.
Quindi per leggere la nuova etichetta energetica bisogna focalizzarsi su:
- Classe energetica: indicata dalla freccia con lettera e codice colore (dal verde per A al rosso per G);
- Consumo energetico: espresso in kWh in base a un utilizzo standard (annuo o per ciclo, a seconda del tipo di apparecchio);
- Parametri aggiuntivi: ad esempio capacità in litri (frigo, forno), numero di coperti (lavastoviglie), durata e consumo d’acqua per ciclo (lavatrice/lavastoviglie), rumorosità in decibel con relativa classe.
Questi dati permettono di confrontare due modelli simili: ad esempio, due frigoriferi di pari volume potrebbero differire di classe e consumo annuo di decine di kWh, con impatto immediato sui costi in bolletta.
Le nuove classi energetiche: cosa è cambiato rispetto al passato
Le nuove classi energetiche degli elettrodomestici non hanno una corrispondenza con le vecchie, infatti contestualmente sono stati aggiornati i criteri di prova e il calcolo dei consumi. In generale, possiamo però fare alcune equivalenze di massima:
- molti apparecchi che prima erano in classe A+++ ora ricadono in classe D;
- un elettrodomestico che era A++ potrebbe risultare circa in classe E;
- un vecchio A+ oggi corrisponde a una F;
- i modelli che erano semplice A (la minima efficienza consentita prima) spesso con le nuove regole finiscono in G.
Questo naturalmente non significa che d’un tratto gli apparecchi consumino di più o siano scadenti: semplicemente il metro di giudizio è cambiato e reso più severo.
Le nuove classi A, B e C al momento identificano prodotti d’avanguardia, con tecnologie molto efficienti non comparabili con quelle di qualche anno fa. Ad esempio, un frigorifero combinato di moderna classe A consuma circa 60-70 kWh/anno, mentre un modello simile di classe G arriva a 250 kWh/anno. Ciò si traduce in un consumo triplo o quadruplo, quindi scegliere un frigo in classe alta può far risparmiare decine di euro ogni anno e ridurre di oltre 3 volte le relative emissioni di CO₂.
Come Leggere la Nuova Etichetta: Guida ai Simboli e ai Pittogrammi
La nuova etichetta energetica è stata progettata per essere chiara e densa di informazioni. Ogni sua parte ha uno scopo preciso:
- Intestazione: in alto a sinistra, riporta il nome o il marchio del fornitore, mentre a destra si trova l’identificativo del modello, un codice univoco che permette di rintracciare il prodotto specifico;
- QR Code: posizionato in alto a destra, è una delle innovazioni più significative, che verrà analizzata in dettaglio nel paragrafo successivo;
- Scala di Efficienza Energetica: la sezione centrale e più visibile mostra la scala colorata da A a G. Una freccia nera indica la classe energetica elettrodomestici dello specifico modello, fornendo un’indicazione visiva immediata delle sue prestazioni;
- Consumo Energetico: subito sotto la scala principale, un pittogramma evidenzia il consumo di energia dell’apparecchio. Questa informazione è espressa con unità di misura specifiche per ogni categoria di prodotto, al fine di permettere confronti omogenei. Ad esempio:
- kWh/anno (chilowattora all’anno) per frigoriferi e congelatori, apparecchi con un funzionamento continuo;
- kWh/100 cicli per lavastoviglie, lavatrici e lavasciuga, basandosi su un numero standard di cicli di utilizzo del programma “Eco”;
- kWh/1000 ore per display elettronici e sorgenti luminose;
- Pittogrammi Specifici: la parte inferiore dell’etichetta contiene una serie di pittogrammi, ovvero icone intuitive e neutre dal punto di vista linguistico, che forniscono informazioni aggiuntive sulle prestazioni e le caratteristiche funzionali del prodotto. Per gli elettrodomestici per la cucina, i più comuni sono:
- Frigoriferi e Congelatori: volume totale in litri degli scomparti per alimenti freschi e di quelli per alimenti congelati; emissione di rumore in decibel (dB(A)re1pW) e la relativa classe di rumorosità (da A a D), un dato importante per il comfort acustico.
- Lavastoviglie: capacità in numero di coperti standard, consumo d’acqua in litri per ciclo Eco, durata del programma Eco e rumorosità.
- Forni: volume della cavità in litri e consumo energetico per ciclo, sia in modalità statica sia ventilata.
Approfondiremo più avanti questi aspetti.
Il QR code: trasparenza a portata di smartphone
L’introduzione del QR Code sull’etichetta energetica segna un ulteriore passaggio verso una totale trasparenza. Scansionando questo codice con un comune smartphone, il consumatore ottiene accesso diretto alla scheda del prodotto all’interno del database europeo EPREL (European Product Registry for Energy Labelling).
Questo database pubblico, istituito dalla Commissione Europea, contiene informazioni dettagliate e ufficiali su tutti i prodotti che richiedono un’etichetta energetica. Le informazioni disponibili su EPREL sono spesso più complete di quelle stampate sull’etichetta fisica e includono la scheda informativa del prodotto, che ne illustra nel dettaglio le caratteristiche tecniche e le prestazioni.
Il database EPREL è diviso in due sezioni: una parte pubblica, accessibile a tutti i cittadini, e una sezione riservata alle autorità nazionali di sorveglianza del mercato. Da un lato, il consumatore può verificare in autonomia la veridicità dei dati dichiarati dal produttore, dall’altro le autorità di sorveglianza possono effettuare controlli più rapidi ed efficaci, confrontando le prestazioni dichiarate con test reali e sanzionando eventuali non conformità. In questo modo, l’etichetta energetica si trasforma da mero strumento informativo a meccanismo di governance del mercato, promuovendo una concorrenza più leale basata su dati verificati e riducendo il rischio di “greenwashing”.
Gettate le basi dell’argomento elettrodomestici per la cucina, cominciamo ad approfondire uno per uno i principali grandi elettrodomestici per capire come fare le giuste scelte per acquistare elettrodomestici a risparmio energetico e che rispondano alle nostre esigenze.
Frigorifero e congelatore: il cuore della cucina efficiente
Abbiamo visto come il frigorifero sia la principale fonte di consumi in cucina. Per comprendere le differenze tra i modelli di frigorifero e valutarne le prestazioni, è importante capire come funziona questo elettrodomestico.
Infatti spesso si fa l’errore di ritenere i “frigoriferi a pompa di calore” come una categoria a sé stante. La realtà è che ogni frigorifero convenzionale è, per sua natura, una pompa di calore. Il termine “pompa di calore” descrive un dispositivo in grado di trasferire energia termica (calore) da un ambiente più freddo a uno più caldo, un processo che non avviene spontaneamente in natura. Il frigorifero realizza esattamente questo: “pompa” il calore dall’interno del suo vano (l’ambiente freddo) verso l’esterno, ovvero la cucina (l’ambiente caldo).
Questo processo è reso possibile dal ciclo frigorifero a compressione di vapore, un ciclo termodinamico che sfrutta le proprietà di un fluido speciale, il refrigerante.
Questo stesso identico ciclo è alla base del funzionamento dei condizionatori d’aria e delle pompe di calore utilizzate per il riscaldamento domestico, che semplicemente invertono il processo per trasferire calore dall’esterno all’interno dell’abitazione.
Compressore On-Off vs. Inverter
Il compressore è il motore del ciclo frigorifero, il componente che consuma la maggior parte dell’energia. Esistono due tipologie principali di compressori utilizzati nei frigoriferi domestici, la cui differenza è fondamentale per comprendere efficienza e prestazioni:
- Compressore On-Off (o Statico): È la tecnologia tradizionale. Questo tipo di compressore ha solo due stati di funzionamento: acceso (ON) alla massima potenza o spento (OFF). Quando la temperatura interna sale sopra una certa soglia, il compressore si avvia al 100% della sua capacità per riportarla al valore desiderato, per poi spegnersi completamente;
- Compressore inverter: È la tecnologia moderna e più avanzata. Grazie a un dispositivo elettronico chiamato “inverter”, questo compressore può modulare la sua velocità di rotazione. Invece di accendersi e spegnersi, funziona in modo continuo, adattando la sua velocità alle reali necessità di raffreddamento.
La distinzione tra queste due tecnologie è uno dei fattori più importanti nella scelta di un frigorifero, con implicazioni dirette su consumi energetici, stabilità della temperatura, rumorosità e durata.
Gas Refrigeranti e Impatto Ambientale: l’Era dell’R600a e le normative F-Gas
Il fluido che percorre il ciclo frigorifero ha un impatto ambientale non trascurabile. I vecchi refrigeranti, come i clorofluorocarburi (CFC) e gli idroclorofluorocarburi (HCFC), erano estremamente dannosi per lo strato di ozono e contribuivano pesantemente all’effetto serra. La legislazione internazionale e, in particolare, il Regolamento F-Gas dell’Unione Europea (attualmente il Reg. 2024/573) hanno imposto una drastica riduzione e progressiva eliminazione di questi gas.
Oggi, la quasi totalità dei frigoriferi domestici in commercio utilizza l’isobutano (R600a), un idrocarburo naturale.
Analisi delle tecnologie di raffreddamento e conservazione
Al di là dei principi di base, i frigoriferi si differenziano per le tecnologie specifiche utilizzate per raffreddare e conservare gli alimenti. Tecnologie che determinano non l’efficienza energetica, la rumorosità, la qualità della conservazione, la praticità d’uso e le necessità di manutenzione.
- Frigorifero statico: È il sistema più tradizionale. Il raffreddamento avviene tramite una serpentina (o piastra) posta nella parete di fondo del frigorifero, dove circola il gas refrigerante. L’aria fredda, essendo più densa, tende a scendere, mentre quella più calda sale, creando zone di temperatura differenziate all’interno del vano. Questo sistema mantiene un livello di umidità più elevato, ideale per la conservazione di alimenti freschi non coperti come frutta e verdura. Lo svantaggio principale è la formazione di brina e ghiaccio, soprattutto nel vano congelatore, che richiede uno sbrinamento manuale periodico (1-2 volte all’anno) per mantenere l’efficienza.
- Frigorifero statico-ventilato: Questa tecnologia aggiunge una ventola all’interno del vano frigorifero che ha il compito di far circolare l’aria fredda, garantendo una distribuzione della temperatura più rapida e omogenea. La ventola migliora il raffreddamento del solo vano frigo ma non impedisce la formazione di ghiaccio nel congelatore, che richiederà comunque lo sbrinamento manuale.
- Frigorifero No Frost (o Total No Frost): Il sistema No Frost utilizza un unico evaporatore e un sistema di ventilazione forzata che distribuisce aria fredda e secca in entrambi i comparti, frigorifero e congelatore. Un meccanismo di sbrinamento automatico a intervalli regolari scioglie il ghiaccio che si forma sull’evaporatore, e l’acqua di condensa viene raccolta e fatta evaporare.
- Vantaggi: Il beneficio principale è l’eliminazione totale della formazione di brina e ghiaccio, rendendo superflua qualsiasi operazione di sbrinamento manuale. Ciò garantisce un’efficienza costante nel tempo, una temperatura interna uniforme che migliora la conservazione e riduce la proliferazione batterica.
- Svantaggi: Lo svantaggio più significativo è che la circolazione di aria secca tende a disidratare gli alimenti freschi se non vengono adeguatamente protetti. È quindi necessario conservare frutta, verdura e altri cibi deperibili in contenitori ermetici o coperti con pellicola.
- Frigorifero Low Frost/Frost Free: Si tratta di una tecnologia ibrida che cerca di combinare i vantaggi dei sistemi statici e No Frost. Generalmente, questi modelli abbinano un vano frigorifero di tipo statico o statico-ventilato (che preserva meglio l’umidità per i cibi freschi) a un vano congelatore con tecnologia No Frost. In altri casi, il termine “Low Frost” si riferisce a una tecnologia del congelatore che, pur non eliminando completamente la formazione di ghiaccio, la riduce drasticamente.
La scelta del frigorifero ideale
A questo punto è chiaro come la scelta del frigorifero giusto richiede un’attenta valutazione di molteplici fattori che vanno oltre la sola tecnologia di raffreddamento.
Tipologie e configurazioni: dall’Incasso al side-by-side
La prima scelta da compiere riguarda la tipologia costruttiva e la configurazione interna dell’elettrodomestico, che ne definiscono l’estetica, l’installazione e l’ergonomia d’uso. Il primo aspetto di cui preoccuparsi è la scelta tra frigoriferi da Incasso vs. a libera installazione (freestanding):
- da incasso: Il vantaggio principale è l’integrazione estetica perfetta, che crea un look pulito e lineare, ideale per cucine di design e open space. Di contro, a parità di ingombro esterno, offrono solitamente una capacità interna leggermente inferiore.
- a libera installazione (freestanding): Sono i modelli più comuni e versatili. Possono essere posizionati ovunque ci sia una presa di corrente.
All’interno di queste due macro-categorie, si distinguono diverse configurazioni:
- monoporta: dotato di un’unica porta, è quasi interamente dedicato al vano frigorifero. Il congelatore è assente o ridotto a un piccolo scomparto interno (cella freezer);
- doppia porta: è la configurazione “classica”, con il vano congelatore, generalmente più piccolo, posizionato nella parte superiore e il vano frigorifero in quella inferiore;
- combinato: attualmente la tipologia più diffusa, inverte la disposizione del doppia porta: il vano frigorifero si trova in alto e il vano congelatore, più capiente e organizzato con cassetti, in basso;
- side-by-side (o “americano”): caratterizzato da due porte a tutta altezza, affiancate verticalmente. Un lato è dedicato al frigorifero e l’altro al congelatore. Offre una capacità molto elevata (spesso oltre i 500 litri) ed è frequentemente dotato di dispenser per acqua e ghiaccio;
- french Door (o multidoor): rappresenta la configurazione più evoluta e capiente. Combina due porte per l’ampio vano frigorifero superiore con uno o più cassettoni per il congelatore inferiore.
Dimensioni, capacità e installazione
Una volta scelta la tipologia, è fondamentale considerare le dimensioni fisiche e la capacità interna.
- capacità (in litri): La scelta della capacità deve essere proporzionata al numero di componenti del nucleo familiare e alle abitudini di spesa. Un frigorifero troppo grande e vuoto consuma energia inutilmente, mentre uno troppo piccolo e sovraccarico non raffredda in modo efficiente. Come riferimento generale si possono considerare:
- 1 persona: 150-190 litri2 persone: 210-260 litri3 persone: 300-360 litri
- 4 o più persone: Oltre 300 litri
- installazione e ventilazione: Un’installazione corretta è cruciale per il buon funzionamento e l’efficienza energetica. Il frigorifero genera calore attraverso il condensatore posteriore e deve poterlo dissipare. È indispensabile lasciare uno spazio adeguato per la ventilazione: la maggior parte dei produttori raccomanda almeno 5-10 cm di distanza dalla parete posteriore e dai lati, e oltre 10 cm nella parte superiore. Un’insufficiente ventilazione costringe il compressore a lavorare più intensamente, aumentando i consumi e riducendo la vita dell’apparecchio. È altrettanto importante evitare di posizionare il frigorifero vicino a fonti di calore come forni, termosifoni o esposto alla luce solare diretta.
L’importanza del silenzio: analisi della rumorosità (dB) e della Classe acustica
Con l’ormai di lunga data tendenza a realizzare cucine a vista, la rumorosità di un elettrodomestico è diventata un fattore importante. Ecco alcuni parametri di riferimento per valutare la rumorosità di un frigorifero:
- inferiore a 35 dB: Considerato estremamente silenzioso. Il rumore è paragonabile a un sussurro o al ticchettio di un orologio da polso. I modelli più avanzati, spesso dotati di compressori inverter di alta qualità e isolamento superiore, possono raggiungere valori di 29 dB;
- tra 35 dB e 40 dB: Definito molto silenzioso. Questa è la soglia sotto la quale un frigorifero non dovrebbe arrecare disturbo, nemmeno di notte, nella maggior parte dei contesti abitativi. La maggior parte dei buoni modelli inverter si colloca in questa fascia;
- tra 41 dB e 43 dB: Livello di rumorosità medio/normale. Accettabile in una cucina chiusa, ma potrebbe risultare fastidioso in un ambiente aperto e silenzioso;
- superiore a 44 dB: Può essere percepito come rumoroso, specialmente durante i cicli di accensione del compressore nei modelli On-Off.
La nuova etichetta energetica semplifica questa valutazione grazie all’introduzione della classe di emissione sonora (da A a D), che offre un’indicazione immediata e comparabile della silenziosità del prodotto.
Il frigorifero intelligente: funzioni e utilità
Un aspetto che sta cominciando a prendere piede è l’integrazione all’interno del frigorifero della connettività Internet (Wi-Fi), trasformando il frigorifero in un dispositivo “smart”, capace di offrire funzionalità che vanno oltre la semplice conservazione degli alimenti.
Nonostante le promesse del marketing, l’esperienza utente con molte delle funzionalità smart più complesse è spesso mista. È utile distinguere tra funzioni che apportano un reale miglioramento da quelle accessorie.
Funzioni “Core-Enhancing” (Utilità Elevata):
Le funzionalità che permettono il monitoraggio e la diagnostica da remoto e il controllo della temperatura a distanza sono quelle più utili. Poter attivare la modalità “super-raffreddamento” prima di tornare a casa con la spesa o ricevere un avviso se la porta è aperta sono vantaggi concreti che migliorano l’efficienza e la conservazione.
Funzioni “Accessorie” (Utilità Variabile):
Telecamere interne (AI Vision): Sebbene l’idea di controllare il contenuto del frigo dal supermercato sia allettante, la tecnologia attuale presenta limiti significativi. Le telecamere riconoscono un numero limitato di prodotti, non vedono il contenuto delle porte o del congelatore, e spesso richiedono un noioso inserimento manuale di dati come le date di scadenza.
Display touchscreen e app integrate: qui si tratta di un vezzo, infatti la reale necessità di guardare YouTube o navigare sul web dalla porta del frigorifero è oggettivamente discutibile.
Queste funzioni accessorie comportano un notevole aumento del prezzo di acquisto e introducono complessità e potenziali punti di rottura, sia hardware (il display) sia software.
Come valutare l’acquisto di un frigorifero: analisi economica
Come per tutti gli elettrodomestici a risparmio energetico, il costo di un frigorifero non si esaurisce al momento dell’acquisto, ma si estende per tutta la vita utile dell’apparecchio attraverso i consumi. Quindi un’analisi di tipo TCO (Total Cost of Ownership, costo totale di possesso) è uno strumento più razionale per fare le valutazioni in quanto considera sia il prezzo di acquisto sia i costi operativi.
Un modello in una classe energetica superiore (es. Classe A) avrà un costo d’acquisto più elevato rispetto a un modello in una classe inferiore (es. Classe F). Tuttavia, il suo consumo energetico annuale sarà drasticamente inferiore. Un frigorifero di Classe A può consumare meno di 150 kWh/anno, mentre uno di Classe F si attesta intorno ai 300 kWh/anno o più.
Di seguito un esempio di Calcolo TCO su 10 Anni (Classe A vs. Classe F)
Voce di Costo | Frigorifero Combinato Classe A | Frigorifero Combinato Classe F |
Prezzo di Acquisto (stimato) | €800 | €500 |
Consumo Annuo (kWh/anno) | 110 kWh | 290 kWh |
Costo Energetico Annuo (a €0,25/kWh) | 110×0,25=€27,50 | 290×0,25=€72,50 |
Costo Energetico su 10 anni | €27,50×10=€275 | €72,50×10=€725 |
Costo Totale di Possesso (10 anni) | €800+€275=€1.075 | €500+€725=€1.225 |
Come dimostra la tabella, nonostante un costo iniziale inferiore di €300, il frigorifero di Classe F risulta più costoso di €150 sul lungo periodo. L’analisi del TCO rivela che investire in una classe energetica superiore è quasi sempre la scelta finanziariamente più saggia.
Infine, nella seguente tabella, confrontiamo i consumi e i costi annuali stimati per un frigo/congelatore standard in base alle nuove classi energetiche.
Classe Energetica | Consumo Massimo (kWh/anno) | Costo Annuo Stimato (€)* | Risparmio Annuo rispetto alla Classe G (€) |
A | ≤100 | ≤28,00 | ≥56,84 |
B | 124 | 34,72 | 50,12 |
C | 155 | 43,40 | 41,44 |
D | 194 | 54,32 | 30,52 |
E | 243 | 68,04 | 16,80 |
F | 303 | 84,84 | 0,00 |
G | >303 | >84,84 | Riferimento |
*Nota: Il costo annuo è stato calcolato ipotizzando un costo dell’energia di 0,28 €/kWh. |
Forno elettrico e forno a gas: efficienza energetica e consigli d’uso
Passiamo al secondo grande elettrodomestico della cucina: il forno. Questo, tra tutti, viene percepito come l’elettrodomestico che consuma più energia. Vediamo come stanno le cose nella realtà.
Alimentazione a confronto: forno elettrico vs. forno a gas
Prima di addentrarci nelle complesse funzionalità di cottura, la scelta di un forno inizia da una decisione fondamentale: il tipo di alimentazione.
Forno elettrico
I forni elettrici dominano il mercato attuale, offrendo una gamma di modelli e funzionalità nettamente superiore. Il loro principale vantaggio risiede nella capacità di mantenere una temperatura costante e di distribuire un calore più secco, ideale per ottenere pietanze dorate e croccanti. L’installazione è inoltre più semplice, non richiedendo un allaccio specifico alla rete del gas. Sul fronte dei consumi, tendono a essere più energivori rispetto ai modelli a gas.
Forno a gas
Sebbene meno diffusi, i forni a gas sono apprezzati da una nicchia di appassionati per le loro caratteristiche uniche. Si riscaldano più rapidamente dei modelli elettrici e, grazie alla natura della combustione, mantengono un ambiente di cottura più umido, preservando la morbidezza interna di arrosti e altre preparazioni. I costi di esercizio sono generalmente inferiori, grazie al minor prezzo unitario del gas rispetto all’elettricità. Questa tipologia è particolarmente indicata per cotture che beneficiano di temperature elevate e stabili, come la pizza. Gli svantaggi includono un prezzo d’acquisto mediamente più alto, una varietà di modelli e funzioni avanzate molto limitata.
Le funzioni del forno: da quelle base a quelle avanzate
Non è lo scopo di questo articolo entrare nello specifico delle funzioni di ogni grande elettrodomestico. Per quanto riguarda il forno ormai tutti i modelli hanno le classiche funzioni di base:
- cottura statica;
- cottura ventilata.
Alcuni modelli più avanzati vi abbinano anche la cottura a vapore e la combinazione con il microonde in un unico apparecchio.
Vi sono poi funzioni ancora più avanzate come termosonde che dialogano col forno facendolo spegnere al raggiungimento di determinate temperature all’interno del cibo, oppure guide telescopiche per una più semplice estrazione delle teglie, o ancora programmi automatici di cottura specifici.
Una funzione su cui è interessante spendere qualche parola è quello legato alla pulizia del forno. O meglio all’autopulizia.
Manutenzione semplificata: i sistemi di autopulizia
La pulizia del forno è una delle faccende domestiche più seccanti. Per rispondere a questa esigenza, i produttori hanno sviluppato diversi sistemi di autopulizia automatica. Ci sono varie tecnologie, ognuna con pro e contro.
Pirolisi: l’efficacia assoluta del calore estremo
La pirolisi è il sistema di pulizia più potente e radicale. Attivando il programma dedicato, il forno raggiunge temperature elevatissime, vicine ai 500°C. Questo calore intenso incenerisce letteralmente ogni residuo di cibo, grasso e zucchero. Per garantire la massima sicurezza, lo sportello del forno si blocca automaticamente per tutta la durata del ciclo. Al termine del processo e una volta che il forno si è raffreddato, è sufficiente rimuovere la cenere depositata sul fondo con un panno umido.
Il vantaggio principale è una pulizia impeccabile e profonda e non richiede l’uso di detergenti chimici aggressivi. Gli svantaggi sono legati ai costi: i forni pirolitici hanno un prezzo d’acquisto superiore a causa del necessario isolamento termico rinforzato. Inoltre, il ciclo di pulizia ha un consumo energetico non trascurabile, stimato tra 3,3 e 4,8 kWh per ciclo.
Catalisi: la pulizia “Passiva” durante la cottura
I forni catalitici sono dotati di speciali pannelli porosi installati sulle pareti interne. Questi pannelli sono rivestiti di uno smalto catalitico che, quando il forno raggiunge una temperatura di circa 200°C durante la normale cottura, innesca una reazione chimica che ossida e decompone gli schizzi di grasso, impedendo loro di aderire e incrostarsi.
Il grande vantaggio è che la pulizia avviene in modo “passivo” e continuo durante l’uso del forno. Tuttavia, l’efficacia è limitata: il sistema agisce principalmente sui grassi, ma è meno potente contro residui zuccherini o incrostazioni ostinate. Inoltre i pannelli catalitici perdono la loro efficacia nel tempo e devono essere sostituiti periodicamente.
Idrolisi: rapidità ed ecologia
Questo sistema, noto anche come pulizia a vapore, è il più semplice ed ecologico. Si basa sull’azione del vapore per ammorbidire lo sporco. Si versa una piccola quantità di acqua (circa 300-500 ml), a volte con l’aggiunta di qualche goccia di detersivo per piatti, sul fondo della cavità del forno. Si avvia quindi un breve ciclo a bassa temperatura (tipicamente 90°C per 30 minuti). Il vapore generato ammorbidisce i residui, che possono poi essere rimossi manualmente con una spugna o un panno al termine del ciclo.
Lo svantaggio principale è la sua limitata efficacia: funziona bene per lo sporco leggero e la manutenzione regolare, ma è inefficace contro le incrostazioni difficili e bruciate. Richiede un intervento manuale significativo per completare la pulizia e, per essere veramente efficace, andrebbe eseguito con una certa frequenza, idealmente dopo ogni utilizzo.
Efficienza energetica dei forni: i consumi
La valutazione dei consumi energetici è un aspetto importante anche nella scelta di un forno. Tuttavia, a differenza di altri grandi elettrodomestici, l’etichettatura energetica dei forni presenta delle peculiarità.
Attualmente, i forni domestici venduti nell’Unione Europea utilizzano ancora la “vecchia” scala di efficienza energetica, che classifica gli apparecchi dalla classe A+++ (la più efficiente) alla classe D (la meno efficiente). Questa situazione crea un “gap di conoscenza” per il consumatore: mentre per elettrodomestici a risparmio energetico come frigoriferi e lavatrici è in vigore la nuova scala da A a G, un forno etichettato “A+” può sembrare un’ottima scelta, ma in realtà rappresenta uno standard di efficienza mediocre.
In ogni caso il principale indicatore di consumo sull’etichetta è il valore espresso in kWh/ciclo. Questo dato non rappresenta un consumo orario, ma l’energia elettrica consumata per completare un singolo ciclo di cottura standardizzato. Questo ciclo viene eseguito in laboratorio riscaldando un carico di prova (un mattone imbevuto d’acqua) a una determinata temperatura. L’etichetta riporta due valori distinti: uno per la modalità convenzionale (statica) e uno per la modalità ventilata, se disponibile. Questo valore è uno strumento di confronto relativo tra diversi modelli in condizioni identiche, ma non riflette direttamente il consumo reale, che dipenderà dalla frequenza e dal tipo di utilizzo dell’utente.
Analisi comparativa dei consumi per classe energetica
La differenza di consumo tra le classi è sostanziale. Prendendo come riferimento un forno elettrico standard, i valori indicativi di consumo per ciclo sono i seguenti:
- Classe A+++: ≤0,47 kWh/ciclo
- Classe A++: da 0,437 a 0,601 kWh/ciclo
- Classe A+: da 0,602 a 0,705 kWh/ciclo
- Classe A: da 0,706 a 1,038 kWh/ciclo
- Classe B: da 1,039 a 1,208 kWh/ciclo
- Classe C: da 1,281 a 1,541 kWh/ciclo
- Classe D: ≥1,543 kWh/ciclo
Un forno in una classe energetica elevata può portare a un risparmio significativo. Ad esempio, un modello in classe A++ può consumare fino al 40% in meno rispetto a un modello di classe inferiore.
Il forno connesso: utilità delle funzioni smart
L’integrazione della connettività Wi-Fi e delle app dedicate ha naturalmente coinvolto anche i forni. Tra le funzioni smart più diffuse possiamo trovare:
- Controllo remoto: Tramite app dedicate è possibile preriscaldare il forno mentre si torna a casa, avviare o interrompere una cottura, o semplicemente verificare lo stato dell’apparecchio da qualsiasi luogo.
- Notifiche e diagnostica: Possibilità di ricevere notifiche push sullo smartphone quando un programma è terminato o in caso di malfunzionamenti.
- Integrazione con assistenti vocali: I forni più avanzati si integrano con ecosistemi come Amazon Alexa e Google Assistant, permettendo di impartire comandi vocali per avviare una cottura o chiedere informazioni sullo stato del programma.
- Accesso a ricettari: tramite app l’utente può sfogliare il ricettario, scegliere un piatto e, con un semplice tocco, inviare le impostazioni di cottura corrette (modalità, temperatura e tempo) direttamente al forno, che si pre-imposta automaticamente.
Come scegliere il forno?
Arriviamo alla domanda cruciale. La scelta del forno ideale si trova all’intersezione di tre fattori chiave: funzionalità, prezzo e consumi.
- Funzionalità: è essenziale identificare le tecnologie di cottura (vapore, microonde) e i sistemi di pulizia (pirolisi, catalisi) di cui si ha realmente bisogno;
- Prezzo: il budget deve tenere conto non solo del costo d’acquisto, ma anche dei costi operativi futuri. I forni smart partono da circa 300 €, ma i modelli più avanzati con funzioni a vapore e pirolisi possono facilmente superare i 1.000 €;
- Consumi: privilegiare sempre la classe energetica più alta possibile nel proprio budget è un investimento intelligente. Un costo iniziale leggermente più alto può essere ammortizzato nel tempo grazie a significativi risparmi sulla bolletta elettrica.
Piano cottura: induzione vs. gas, quale conviene davvero?
Se il forno rappresenta un importante alleato per le ricette, i fornelli sono il compagno di vita quotidiano. Nella scelta del piano cottura, quella relativa alla tecnologia di alimentazione è diventata la più importante, con implicazioni dirette su consumi, sicurezza e modalità d’uso quotidiano. La domanda è: gas o induzione? Proviamo a dare una risposta per capire quali sono i veri elettrodomestici a risparmio energetico.
Piano cottura a gas
Il piano cottura a gas rappresenta la soluzione più tradizionale e ancora diffusa, basata sulla combustione di gas per generare una fiamma viva che riscalda la pentola. I modelli moderni sono disponibili in materiali come l’acciaio inox o il vetro temperato e possono integrare innovazioni come i bruciatori a fiamma verticale (vertical flame), progettati per ottimizzare la distribuzione del calore e ridurre parzialmente i consumi.
I vantaggi del piano cottura a gas:
- Costo Iniziale: generalmente, i piani a gas hanno il costo d’acquisto più contenuto;
- Compatibilità Universale: funzionano con qualsiasi tipo di pentola e padella;
- Controllo Intuitivo: la regolazione manuale e visiva dell’intensità della fiamma offre un’esperienza di controllo immediata e familiare per la maggior parte degli utenti;
- Indipendenza dalla Rete Elettrica: La sua operatività non dipende dalla corrente elettrica (ad eccezione dell’accensione piezoelettrica), garantendo funzionalità anche in caso di blackout.
Gli Svantaggi del piano cottura a gas:
- Bassa Efficienza Energetica: l’efficienza di un piano a gas si attesta intorno al 65%, il che significa che una parte consistente del calore (circa il 35%) viene dispersa nell’ambiente circostante. Questo allunga i tempi di cottura e rappresenta anche un significativo spreco di energia;
- Pulizia Laboriosa: la presenza di griglie, bruciatori, spartifiamma e ugelli rende la pulizia un’operazione complessa, che richiede tempo e attenzione;
- Sicurezza e Salute: oltre al rischio intrinseco legato a possibili fughe di gas e alla presenza di una fiamma libera, studi recenti hanno evidenziato un problema legato alla qualità dell’aria interna. La combustione del gas produce diossido di azoto (NO2), un inquinante che, in ambienti chiusi, può raggiungere concentrazioni elevate, paragonabili all’impatto sulla salute della presenza di un fumatore in casa.
Il piano a induzione: efficienza e tecnologia
Il piano a induzione rappresenta la tecnologia più avanzata e performante. Il suo funzionamento si basa su un principio fisico sofisticato: bobine di rame posizionate sotto la superficie in vetroceramica generano un campo elettromagnetico variabile. Quando una pentola con fondo ferroso viene posta sulla zona di cottura, il campo magnetico induce delle correnti elettriche (correnti parassite) direttamente nel fondo della pentola, che si riscalda per effetto Joule. In pratica, è la pentola stessa a diventare la fonte di calore, non il piano.
Analisi dei vantaggi del piano a induzione:
- efficienza energetica superiore: con un rendimento che supera il 90%, quasi tutta l’energia elettrica assorbita viene trasformata in calore utile per la cottura;
- rapidità di cottura: i tempi di riscaldamento sono i più veloci. Portare a ebollizione due litri d’acqua richiede circa la metà del tempo rispetto a un piano a gas;
- sicurezza massima: l’assenza di fiamme libere e il fatto che la superficie del piano non si surriscalda riducono drasticamente il rischio di scottature;
- Pulizia: la superficie in vetroceramica è completamente liscia e rimane relativamente fredda. Eventuali fuoriuscite di cibo non si bruciano e non si incrostano, permettendo una pulizia con un semplice panno umido;
- controllo preciso e cottura uniforme: la potenza è regolabile digitalmente su diversi livelli (spesso 9 o più), garantendo un controllo della temperatura estremamente preciso e costante, per cotture omogenee e risultati professionali.
Analisi degli svantaggi del piano a induzione:
- costo d’acquisto: è la tecnologia con il prezzo di listino più elevato;
- Pentolame Specifico: richiede l’uso di pentole con un fondo in materiale ferroso (ferromagnetico). Pentole in alluminio, rame, vetro o terracotta non sono compatibili;
- assorbimento di potenza: l’uso simultaneo di più zone di cottura ad alta potenza può superare il limite standard di 3 kW del contatore domestico. È spesso consigliabile, anche se non sempre obbligatorio, richiedere un aumento della potenza contrattuale a 4,5 kW o 6 kW;
- dipendenza elettrica: in caso di blackout, il piano cottura non è utilizzabile.
Gestione della potenza elettrica (Power Management)
La preoccupazione principale legata all’induzione è il potenziale sovraccarico del contatore. Per ovviare a questo problema, quasi tutti i piani moderni sono dotati di una funzione di Power Management (o limitatore di potenza). Questa permette all’utente o all’installatore di impostare un tetto massimo di assorbimento (ad esempio, 2.5 kW, 3 kW, 4.5 kW). Quando più zone sono in funzione, il sistema gestisce intelligentemente la potenza, riducendola leggermente dove necessario per non superare mai la soglia impostata, garantendo così un funzionamento senza interruzioni anche con i contatori standard da 3 kW.
Verdetto finale e guida alla scelta personale
La scelta del piano cottura ideale dipende da un’attenta ponderazione delle proprie priorità, abitudini e budget. Nella seguente tabella proviamo a riassumere i punti chiave delle due tecnologie analizzate.
Criterio | Piano a Gas | Piano a Induzione |
Efficienza Energetica | Bassa (~65%) | Altissima (>90%) |
Velocità di Cottura | Lenta | Altissima |
Sicurezza | Bassa | Altissima |
Facilità di Pulizia | Bassa | Altissima |
Controllo Temperatura | Medio-Basso | Altissimo |
Costo d’Acquisto | Basso | Alto |
Costo di Esercizio | Medio-Alto (dipende dal prezzo del gas) | Basso |
Compatibilità Pentole | Universale | Specifica (fondo ferroso) |
Funzionalità Avanzate | Limitate | Molte (Booster, Flex Zone, etc.) |
La cappa: il complemento (necessario) al piano cottura
Esistono due tipologie principali di cappa: Aspirante e Filtrante. La scelta tra una e l’altra è il bivio tecnologico più importante, poiché determina non solo le performance di purificazione dell’aria, ma anche i requisiti di installazione, i costi a lungo termine e, in molti casi, la conformità normativa dell’intero ambiente cucina.
Cappa aspirante (a evacuazione esterna)
Il funzionamento di una cappa aspirante si basa su un principio meccanico diretto: un gruppo motore-ventola cattura l’aria satura di fumi, odori e vapori generati durante la cottura. Quest’aria attraversa un primo stadio di filtrazione, costituito da filtri antigrasso (solitamente in alluminio o acciaio inox), che hanno il compito di trattenere le particelle oleose in sospensione. Successivamente, l’aria viene convogliata attraverso una tubazione dedicata ed espulsa definitivamente all’esterno dell’abitazione.
Requisiti di installazione e vincoli normativi (UNI 7129)
L’installazione di una cappa aspirante è un’operazione invasiva che richiede una predisposizione strutturale, ovvero un condotto di scarico che attraversi la muratura perimetrale o il tetto. Tale installazione è soggetta a precise normative tecniche, in particolare la norma UNI 7129, che ne regola la sicurezza e la funzionalità.
Un aspetto fondamentale, spesso sottovalutato, è l’interdipendenza tra la tipologia di cappa e il piano cottura. La normativa UNI 7129, per ragioni di sicurezza legate alla corretta evacuazione dei prodotti della combustione, rende di fatto obbligatoria l’installazione di una cappa aspirante con scarico a tetto in presenza di un piano cottura a gas.
In realtà in questi casi la cappa aspirante può essere sostituita dai famosi fori di aerazione e ventilazione da fare in una delle pareti della cucina e che danno verso l’esterno, superando questa problematica. Però la cappa aspirante è la soluzione migliore.
In ogni caso bisogna evidenziare che, per i piani a induzione, la cappa aspirante è solo consigliata per una migliore qualità dell’aria, ma non obbligatoria per legge.
Cappa filtrante (a ricircolo)
La cappa filtrante opera secondo un principio di depurazione e reimmissione dell’aria nell’ambiente. Il processo si articola in due stadi di filtrazione sequenziali:
- filtri antigrasso: Come nei modelli aspiranti, questi filtri metallici lavabili costituiscono la prima barriera, catturando le particelle di grasso e olio per proteggere il motore e ridurre i depositi untuosi.
- filtri a carboni attivi: I carboni attivi, grazie alla loro struttura microporosa, adsorbono le molecole organiche responsabili degli odori di cottura.
Una volta attraversati entrambi i filtri, l’aria viene reimmessa, purificata, all’interno della cucina stessa.
Il principale vantaggio della cappa filtrante risiede nella sua semplicità installativa. Non richiedendo opere murarie né canne fumarie, può essere montata praticamente ovunque, rappresentando l’unica soluzione praticabile in contesti con vincoli architettonici o normativi che impediscono uno scarico esterno (es. appartamenti, cucine su isole lontane da pareti perimetrali, edifici storici).
Innovazione nei sistemi di filtraggio
Per superare i limiti delle cappe a ricircolo tradizionali, in particolare il costo e l’impatto ambientale legati alla sostituzione frequente dei filtri, l’industria ha sviluppato soluzioni tecnologicamente avanzate.
- filtri a carboni attivi rigenerabili (Long Life): A differenza dei filtri monouso, questi speciali filtri possono essere “rigenerati” attraverso un processo di lavaggio (spesso in lavastoviglie) e successiva riattivazione termica in forno. Questo processo può essere ripetuto più volte, estendendo la vita utile del filtro fino a 3-5 anni.
- filtri al plasma: Questa è la tecnologia di purificazione più avanzata per le cappe a ricircolo. Non si tratta di un filtro nel senso tradizionale, ma di un sistema che, attraverso un processo di ionizzazione al plasma freddo, disgrega e neutralizza le molecole di odore, batteri e virus. Il sistema è autopulente e non richiede alcuna sostituzione o manutenzione per l’intera vita della cappa. Il costo di acquisto è significativamente più elevato, ma elimina completamente i costi operativi legati ai filtri.
Comparazione tra cappa aspirante e cappa filtrante
La scelta tra le due tecnologie implica un’attenta valutazione di un compromesso fondamentale tra performance e flessibilità.
Dal punto di vista della qualità dell’aria, la cappa aspirante è tecnologicamente superiore. La sua funzione non si limita all’eliminazione degli odori, ma si estende all’espulsione completa dell’umidità e dei vapori di cottura. Questo previene efficacemente la formazione di condensa sulle superfici fredde (finestre, piastrelle) e riduce il rischio di muffe a lungo termine, agendo come un vero e proprio sistema di ventilazione forzata. La cappa filtrante, al contrario, pur essendo efficace nel neutralizzare gli odori, non ha alcun effetto sull’umidità, che viene interamente reimmessa nell’ambiente. In cucine piccole o poco ventilate, questo può diventare un problema significativo.
Un altro fattore critico è la manutenzione.
- cappa aspirante: la manutenzione è minima. I filtri antigrasso metallici sono permanenti e richiedono solo una pulizia periodica (a mano o in lavastoviglie) 4-5 volte all’anno. Il costo è quasi interamente concentrato nella fase di acquisto e installazione;
- cappa filtrante (standard): richiede una manutenzione costante. I filtri a carboni attivi tradizionali si saturano e perdono efficacia, necessitando di essere sostituiti ogni 3-6 mesi a seconda della frequenza e intensità d’uso. Questo si traduce in un costo operativo ricorrente che può incidere significativamente sulla spesa totale lungo la vita dell’elettrodomestico.
Modelli e tipologie di installazione delle cappe da cucina
Capite le tecnologie, è importante fare un accenno anche agli aspetti estetici: cioè modelli e tipologie di installazione.
- cappe a parete: questa è la categoria più tradizionale, con l’elettrodomestico installato direttamente sulla parete sovrastante il piano cottura;
- cappe a isola: progettate specificamente per essere sospese al soffitto, queste cappe sono destinate a cucine in cui il piano cottura è situato su un’isola o una penisola centrale. data la loro posizione prominente, diventano un elemento di design focale e sono spesso caratterizzate da un’estetica ricercata;
- cappe a incasso (integrate): questi modelli sono progettati per essere nascosti all’interno dei mobili della cucina, offrendo una soluzione estetica pulita e minimalista, ideale per chi desidera che l’elettrodomestico non sia un elemento visivo dominante. Le principali varianti sono:
- sistemi integrati nel piano cottura (downdraft e piani aspiranti): rappresentano la frontiera più innovativa nel campo dell’aspirazione. In questi sistemi, la funzione di aspirazione è integrata direttamente nel piano cottura o emerge da esso. L’aria viene aspirata verso il basso (downdraft) o attraverso una griglia centrale.
Il beneficio principale è di natura estetica. Eliminando completamente l’ingombro della cappa tradizionale, offrono una totale libertà progettuale, ideale per cucine a vista dal design minimalista. Però La scelta di un design così avanzato comporta dei compromessi fisici e funzionali. I vapori e i fumi caldi generati dalla cottura tendono a salire naturalmente per convezione. I sistemi downdraft devono vincere questa forza fisica, aspirando l’aria verso il basso. Per ottenere un’efficacia paragonabile a quella di una cappa tradizionale i motori dei sistemi integrati devono generare una portata d’aria (m³/h) significativamente più elevata.
Portata d’aspirazione (m3/h): il dimensionamento corretto
Anche se non spesso tenuto in considerazione, un aspetto importante nella scelta della cappa è la sua portata: cioè il volume di aria che l’elettrodomestico è in grado di aspirare quando impostato alla massima velocità, che si esprime in metri cubi all’ora (m3/h). Di seguito riportiamo dei valori indicativi.
Dimensione cucina | Volume Stimato (h=2.7m) | Portata Minima Raccomandata (m3/h) | Portata Ideale per Cotture Intense (m3/h) |
Piccola (<10 m²) | ~25 m³ | 250-300 m3/h | 350-400 m3/h |
Media (10-20 m²) | ~40 m³ | 400-500 m3/h | 550-650 m3/h |
Grande / Open Space (>20 m²) | >55 m³ | > 550-600 m3/h | > 700 m3/h |
Efficienza energetica della cappa
Per le cappe da cucina è ancora in vigore l’etichetta energetica con la scala di classificazione da A+++ a D. La classe energetica complessiva è il risultato di una combinazione di diverse efficienze specifiche.
- classe di efficienza energetica (A+++ a D): indica l’efficienza globale dell’apparecchio. Un modello in classe A+++ può consumare fino al 60% in meno di energia rispetto a un modello in classe A;
- consumo energetico annuo (kWh/annum): fornisce una stima del consumo di energia in un anno, basata su un utilizzo standard. Questo valore permette di calcolare un costo operativo approssimativo in bolletta;
- classe di efficienza fluidodinamica (FDE – da A a G): misura l’efficienza con cui il motore e la ventola convertono l’energia elettrica in flusso d’aria.
- classe di efficienza dell’illuminazione (LE – da A a G): valuta l’efficienza del sistema di illuminazione, tipicamente a LED, in termini di lux emessi per ogni watt di potenza assorbita;
- classe di efficienza di filtraggio dei grassi (GFE – da A a G): indica la capacità dei filtri antigrasso di catturare le particelle oleose;
- rumorosità (dB): Riporta il livello di potenza sonora, espresso in decibel (dB), emesso dalla cappa quando opera alla massima velocità di uso normale.
Proprio sull’aspetto della rumorosità facciamo un breve approfondimento per capire come poter valutare questo valore. Delle soglie di comfort indicative sono:
- < 50 dB: Cappa molto silenziosa, quasi impercettibile a basse velocità;
- 50-60 dB: Livello considerato silenzioso, non disturba una conversazione normale;
- 60-70 dB: Rumorosa, il suo funzionamento è chiaramente avvertibile e può risultare fastidioso;
- 70 dB: Molto rumorosa, paragonabile al rumore del traffico stradale.
Il valore di rumorosità indicato sull’etichetta energetica è misurato in condizioni di laboratorio ottimali. Nella realtà, specialmente per le cappe aspiranti, la rumorosità può aumentare significativamente a causa di un’installazione non corretta.
Lavastoviglie: come risparmiare acqua ed energia
Passiamo all’ultimo grande elettrodomestico della cucina: la lavastoviglie, che si è evoluta da bene di lusso a elettrodomestico fondamentale, non solo per la sua innegabile comodità, ma anche per il suo potenziale di risparmio idrico ed energetico rispetto al lavaggio a mano. Infatti la lavastoviglie più di altri può rientrare nella categoria degli elettrodomestici a risparmio energetico, a prescindere dai reali valori energetici. E a tal proposito una delle domande che ancora molti si pongono è se venga consumata più acqua ed energia lavando i piatti a mano o con la lavastoviglie.
Lavaggio a mano o in lavastoviglie: cosa conviene di più?
Dal punto di vista sia energetico sia idrico, lavare i piatti in lavastoviglie conviene sempre, a patto che la macchina venga usata correttamente (pieno carico e programma Eco). Studi hanno mostrato che per la stessa quantità di stoviglie lavate, una lavastoviglie efficiente utilizza circa la metà dell’acqua e un quarto dell’elettricità rispetto al lavaggio a mano.
Lavando a mano sotto acqua corrente si possono consumare anche 50-100 litri per volta, contro i 10-15 litri di una lavastoviglie moderna a pieno carico.
Sul fronte energia, lavare a mano richiede comunque acqua calda prodotta dalla caldaia (o scaldabagno elettrico), quindi consumo di gas o elettricità, e spesso per pulire bene si tiene l’acqua molto calda per un certo tempo. La lavastoviglie invece è coibentata e scalda su misura l’acqua necessaria, sfruttando anche spruzzi ad alta pressione e detergenti specifici per ottimizzare la pulizia.
Naturalmente, perché il confronto sia a favore della macchina, bisogna farla lavorare nelle condizioni ideali.
Le dimensioni della lavastoviglie: standard (60 cm) o slim (45 cm)?
Sono due le dimensioni più comuni per le lavastoviglie:
- standard (60 cm): è la dimensione più diffusa, con una larghezza di 60 cm e una capacità che varia dai 12 ai 16 coperti;
- slim (45 cm): con una larghezza ridotta a 45 cm, è la soluzione ideale per cucine piccole. La sua capacità si attesta tra i 9 e i 10 coperti.
La scelta tra questi due formati non deve basarsi unicamente sullo spazio disponibile in cucina. Un modello da 45 cm, sebbene compatto, potrebbe richiedere un utilizzo più frequente, con un potenziale aumento del consumo di detersivo e una maggiore difficoltà nel lavare stoviglie ingombranti come pentole e teglie, che potrebbero necessitare di un lavaggio manuale.
Al contrario, un modello da 60 cm, anche per un nucleo familiare ridotto, offre una maggiore versatilità. Può essere avviato a pieno carico meno frequentemente e le moderne funzioni di “mezzo carico” permettono di ottimizzare i consumi anche con poche stoviglie. Questo rende il formato da 60 cm un investimento più flessibile nel lungo periodo.
La nuova etichetta energetica per la lavastoviglie
Abbiamo già parlato di etichetta energetica, vediamo cosa prevede specificamente per le lavastoviglie:
- consumo energetico: espresso in kWh per 100 cicli di lavaggio, basato sul programma “Eco”;
- capacità: indicata come numero di coperti standard che la lavastoviglie può ospitare;
- consumo idrico: mostra i litri d’acqua consumati per singolo ciclo, sempre riferito al programma “Eco”;
- durata del programma eco: indica il tempo, in ore e minuti, necessario per completare il ciclo più efficiente;
- rumorosità: l’etichetta riporta le emissioni sonore in decibel dB(A) durante il funzionamento e le classifica in una scala da A a D. Una lavastoviglie è considerata silenziosa se opera al di sotto dei 45 dB.
Tecnologie di lavaggio e asciugatura
Al di là dell’efficienza energetica, le prestazioni di una lavastoviglie sono definite dalle tecnologie impiegate per il lavaggio, l’asciugatura e la gestione dello spazio interno.
Le lavastoviglie moderne hanno evoluto i loro sistemi di lavaggio per ottimizzare pulizia e consumi.
- programmi automatici con sensori di sporco: Molti modelli sono dotati di sensori (spesso ottici o di torbidità) che analizzano il livello di sporco nell’acqua durante il ciclo. In base a questi dati, la macchina regola autonomamente la temperatura, la durata e la quantità d’acqua;
- zone di lavaggio intensivo: Questa funzione crea aree differenziate all’interno della macchina. Tipicamente, il cestello inferiore viene trattato con getti d’acqua a pressione e temperatura più elevate, ideali per pentole e padelle molto sporche, mentre il cestello superiore riceve un trattamento più delicato, proteggendo bicchieri e stoviglie fragili;
- mezzo carico: Utile per chi non riempie la lavastoviglie quotidianamente, questa opzione riduce il consumo di acqua ed energia per lavaggi con poche stoviglie, sebbene l’efficienza rimanga inferiore a quella di un ciclo a pieno carico.
Lavastoviglie connessa: funzioni smart
Non potevamo non dedicare uno spazio alle funzionalità smart anche per le lavastoviglie Infatti la possibilità di gestire la lavastoviglie tramite smartphone offre vantaggi pratici: dall’avvio ritardato da remoto alle notifiche push che avvisano della fine del lavaggio o della necessità di rabboccare sale e brillantante
Ma le app aprono a un livello superiore di personalizzazione e ottimizzazione.
- download dei programmi di lavaggio: è possibile scaricare cicli di lavaggio specifici (es. per bicchieri da birra, stoviglie molto delicate), non presenti sulla plancia comandi, e impostarli per la lavastoviglie;
- feedback intelligente: alcuni sistemi creano un ciclo di feedback. L’utente valuta i risultati di pulizia e asciugatura tramite l’app e la lavastoviglie adatta i parametri futuri per ottimizzare velocità e/o efficienza;
- gestione energetica: la funzione più interessante è la capacità di interfacciarsi con sistemi energetici domestici. La lavastoviglie può avviarsi automaticamente quando i pannelli fotovoltaici producono un surplus di energia o quando il costo dell’elettricità dalla rete è al minimo.
La connettività semplifica anche la manutenzione. La diagnostica da remoto consente al servizio di assistenza tecnica di collegarsi alla lavastoviglie per identificare un guasto, spesso risolvendo il problema senza la necessità di un intervento a domicilio e risparmiando tempo e costi.
Bonus e incentivi: come risparmiare acquistando elettrodomestici a risparmio energetico
Abbiamo fatto una panoramica sui principali grandi elettrodomestici presenti in una cucina e sui loro consumi. Ed è chiaro che per acquistare nuovi elettrodomestici a risparmio energetico può richiedere un investimento economico significativo. Esistono bonus e incentivi che aiutano ad ammortizzare la spesa e allo stesso tempo promuovono la diffusione di apparecchi più efficienti. In Italia, al 2025, abbiamo principalmente due agevolazioni da considerare: il Bonus mobili ed elettrodomestici legato alle ristrutturazioni e il nuovo Bonus elettrodomestici 2025. Vediamo di cosa si tratta e come usufruirne.
Bonus mobili ed elettrodomestici: quando e come usufruirne?
Il Bonus Mobili ed Elettrodomestici è una detrazione fiscale IRPEF del 50% pensata per chi arreda casa dopo una ristrutturazione. In pratica, se una casa è oggetto di un intervento di manutenzione straordinaria che dà diritto al bonus ristrutturazione (detrazione del 50% sulle spese di ristrutturazione), il proprietario di casa ha diritto anche a una detrazione del 50% sulle spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici nuovi. Anche se ci sono alcuni limiti.
- Quanto si può portare in detrazione? Il 50% della spesa, fino a un massimale di 5.000 € per gli acquisti effettuati nel 2024 e 2025. Ciò significa che comprando elettrodomestici e mobili per 5.000 €, è possibile detrarre 2.500 € in 10 anni (250 € all’anno) dalle tasse. Per acquisti di importi maggiori, il surplus oltre 5.000 non gode di detrazione.
- Quali acquisti sono ammessi? Mobili (letti, armadi, tavoli, sedie, cucine, divani ecc.) e grandi elettrodomestici nuovi di specifica classe energetica minima. In particolare: frigoriferi e congelatori almeno in classe F, lavatrici/lavastoviglie/asciugatrici almeno classe E, forni almeno classe A. Non sono agevolabili gli elettrodomestici usati o ricondizionati, né ovviamente quelli privi di etichetta se obbligatoria.
- Come ottenere il bonus? Non è uno sconto immediato, ma una detrazione in dichiarazione dei redditi. Bisogna pagare gli acquisti con metodi tracciabili (bonifico, carta di credito/debito – non contanti, non assegni) e conservare fatture e ricevute dei pagamenti. Poi si indica la spesa nella dichiarazione (modello 730 o Redditi PF) e la detrazione viene ripartita in 10 quote annuali di pari importo. Attenzione: se la spesa avviene in due anni diversi, il massimale non si raddoppia, viene collegato al singolo intervento di ristrutturazione.
In sostanza il bonus mobili/elettrodomestici conviene a chi sta rinnovando casa e deve cambiare cucina, frigorifero, ecc.
Bonus elettrodomestici 2025: come funziona e chi ne ha diritto?
Discorso diverso per il Bonus Elettrodomestici 2025, una misura nuova pensata proprio per incentivare la sostituzione di vecchi apparecchi energivori con modelli moderni ad alta efficienza, senza necessità di ristrutturazione. Introdotto con il Decreto Bollette 2025, è un incentivo diretto, non una detrazione fiscale.
Ecco i punti essenziali del bonus elettrodomestici “green” 2025:
- Chi può richiederlo? Tutti i cittadini in Italia possono beneficiarne, indipendentemente da ristrutturazioni o altri requisiti, anche in assenza di lavori edilizi. È quindi una misura aperta a chiunque, volta a svecchiare il parco elettrodomestici nazionale.
- In cosa consiste il bonus? Si tratta di un contributo sotto forma di sconto immediato sul prezzo dell’elettrodomestico nuovo, finanziato dallo Stato. Copre il 30% del prezzo fino a un massimo di 100 € di sconto, che diventano 200 € per i nuclei familiari con ISEE ≤ 25.000 €. Ogni famiglia può utilizzare il bonus per un solo acquisto di elettrodomestico nell’anno 2025.
- Quali elettrodomestici rientrano e requisiti? Il bonus è destinato ai grandi elettrodomestici “bianchi” (frigo, congelatore, lavatrice, asciugatrice, lavastoviglie, forno, ecc.) purché l’acquisto sia un rimpiazzo di un vecchio apparecchio. Infatti bisogna rottamare il vecchio elettrodomestico consegnandolo per lo smaltimento corretto (il rivenditore solitamente lo ritira). Il nuovo elettrodomestico deve però più efficiente di quello dismesso, cioè una classe energetica superiore rispetto al vecchio. Inoltre, per sostenere la produzione europea, gli apparecchi acquistati dovranno provenire da stabilimenti nell’Unione Europea.
- Periodo di validità: Il bonus è stato finanziato con 50 milioni di € per tutto il 2025. In pratica gli acquisti effettuati nel 2025 potranno beneficiare del voucher, fino ad esaurimento fondi. L’implementazione pratica avviene tramite una piattaforma gestita da Invitalia/PagoPA: ci si registra, si ottiene un voucher digitale, da presentare al negozio al momento dell’acquisto, così viene applicato lo sconto in fattura direttamente.
Conclusioni: gli elettrodomestici per la cucina sostenibili fanno bene all’ambiente e al portafoglio
Abbiamo visto quanto sia importante considerare efficienza e sostenibilità quando parliamo di elettrodomestici a risparmio energetico per la cucina. Rendere la propria cucina sostenibile non richiede spese esorbitanti ma al contrario comporta spesso risparmi in bolletta e una migliore qualità di vita in casa.
Una cucina sostenibile è il risultato di tante piccole scelte intelligenti: acquistare elettrodomestici da cucina ad alta efficienza energetica, utilizzarli con buon senso, mantenere gli apparecchi in salute e trasmettere queste attenzioni a chi vive con noi. Il premio sarà doppio: bollette più leggere e la consapevolezza di star facendo la propria parte per l’ambiente, a partire dal cuore della casa – la cucina.
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